L’Italia calcistica ha discusso a lungo delle esternazioni tv che Diego Maradona ha fatto da Fabio Fazio. Il vecchio campione, che nella vita ha attraversato mille tempeste, continua ad avere molto seguito in Italia: non si spiegherebbe altrimenti l’operazione congiunta Gazzetta dello Sport-Rai, che hanno affidato al suo cantore ufficiale, Gianni Minà, il compito di raccontarne le gesta, con tutte le sue contraddizioni. Accanto alle prodezze di un campione inimitabile, forse il più grande di sempre (permetteteci il forse, per rispetto verso un certo Pelè) ci sono le azioni, con le sue rovinose cadute, di un uomo che però non ha mai chiesto di essere preso a modello.
Il fatto è che, volenti o nolenti, i campioni del calcio, e ne sa qualcosa Balotelli, diventano vere e proprie icone soprattutto per i giovani, osannati più di premi Nobel, braccate dai paparazzi come i divi hollywoodiani o le pop star più accreditate. Per questo il gesto dell’ombrello di Maradona di fronte alle richieste di Equitalia appare inaccettabile. E diventa anche poco chiaro come il conduttore, peraltro sempre molto puntuale a sottolineare in altri frangenti comportamenti poco corretti, sia parso in questo caso assolutamente neutro in una situazione in cui bisognava invece dissociarsi. Anche il pubblico, con il suo applauso, non si sa fino a che punto spontaneo, non è stato un bello spettacolo in un Paese che solo da pochi anni sta prendendo coscienza del fatto che chi non paga le tasse non è un furbo, ma un ladro, che danneggia l’intera collettività. Maradona dice che non ha responsabilità dirette, che quel contratto fu allora discusso tra il suo procuratore Coppola e il presidente del Napoli Ferlaino: peccato che poi, per renderlo valido, occorresse la firma dell’interessato, che non può poi cascare dal pero come se fosse ignaro di tutto.
Naturalmente la performance di Maradona ha scatenato il mondo politico, fortemente indignato per quell’esibizione tv. Persino il premier Letta ha disapprovato, mentre il più duro di tutti è stato il viceministro dell’Economia Fassina che ha parlato di «gesto miserabile». Peccato che poi all’atto pratico molti politici in questi anni si siano espressi in maniera tutt’altro che limpida sull’argomento. Quindi non sono loro che devono indignarsi, ma i poveri cittadini, vessati da un fisco forse eccessivo, ma che va assolutamente rispettato nei pagamenti e da un esercito di evasori che si fa beffe dello Stato e quindi di noi. Anche le scuse tardive dell’ex fuoriclasse, che ha attribuito un valore «esclusivamente satirico» a quel gesto, lasciano il tempo che trova.
Al di là dell’indiscutibile scelta di audience compiuta dalla Rai, diventa imbarazzante che in un programma di prima serata, passi l’impressione (mai negata da nessuno in quasi un’ora di intervista) che Maradona sia un perseguitato dal fisco. Le vittime, in questo Paese, sono altre: sono quelli che non riescono più a tirare avanti e sono costretti a fallire, magari anche per la stretta creditizia o quelli che, pur avendo moglie e bambini a carico, non hanno più le risorse per arrivare a fine mese. Maradona dalla vita ha avuto tanto, cerchi almeno di non barare con chi ha sempre creduto in lui.