L’aspettavamo. L’aspettavano soprattutto i francesi, per i quali tutti i grandi circuiti del mondo sono sì importanti, ma nulla di paragonabile alla Grande Boucle. E invece Vincenzo Nibali sta confermando al Tour de France tutte le magie che già aveva mostrato al Giro e alla Vuelta dell’anno scorso. Era stato pure criticato, lo “Squalo dello Stretto” – come lo chiamano i suoi fans -, perché quest’anno aveva rinunciato alla Corsa Rosa pur di arrivare al massimo della forma al Tour in partenza dall’Inghilterra. E già dalla seconda tappa il nostro campione, con una fuga molto ben orchestrata, si è presentato solitario a Sheffield, indossando la sua prima maglia gialla, dopo aver conquistato in patria quella tricolore ai campionati nazionali.
Domenica Nibali aveva smesso l’insegna del primato, passata al francese Gallopin. Nell’economia del Tour questo avrebbe potuto essere tutt’altro che un problema. Ma Nibali ha messo d’accordo tutti, riagguantando la maglia gialla con un’altra vittoria parziale nella tappa dei Vosgi, risultata fatale al suo principale avversario Contador, caduto e costretto al ritiro dalla frattura della tibia.
La corsa francese è ancora lunga, gli avversari restano molto temibili, ma il biglietto da visita che il corridore siciliano ha messo sul piatto è di quelli pesanti. E che questa sia una corsa speciale l’abbiamo scoperto sul podio sul quale, vestendosi di giallo, il capitano dell’Astana, di solito freddo e calcolatore in corsa, si è commosso fino alle lacrime. Vedremo che farà nelle prossime tappe, approfittando anche dell’innegabile vantaggio di non avere più tra i suoi avversari, quelli più temibile: oltre a Contador, anche il campione uscente, il keniota naturalizzato britannico Froome, si è ritirato già alla quinta tappa dopo una serie di rovinose cadute. Vedremo se sarà in grado di difendersi al meglio, per poi sferrare l’assalto negli ultimi giorni. Le grandi imprese di Nibali sul pavé e sulle prime salite, un mix di coraggio e feroce determinazione, ha emesso un verdetto importante: chi vuole vincere il Tour deve fare i conti con il nuovo asso italiano, che gioca all’attacco, non sta all’ombra dei suoi gregari, ma ogni giorno è lì davanti al gruppo, pronto a rintuzzare qualsiasi velleità.
Il Tour, specie in salita, deve ancora mostrare il suo volto più duro. Le montagne, che arrisero a Coppi e Bartali prima e Pantani poi, sanno essere bellissime e crudeli, ma lo “Squalo” non ha nessuna intenzione di mollare la presa.