Sabato 22 ottobre si celebra per la prima volta la festa liturgica del Beato Giovanni Paolo II. Per quella data (probabilmente già dal 17-18 ottobre) uscirà in libreria un volume dedicato al Papa «Atleta di Dio», come Karol Wojtyla fu soprannominato per la sua passione per lo sport, intensamente praticato. Si tratta di Vivere da campione. Giovanni Paolo II parla allo sport (In Dialogo, 96 pagine, 9,50 euro), a cura di don Alessio Albertini, responsabile della Commissione Sport della Diocesi di Milano, collaboratore dell’Ufficio sport della Cei e di vari enti sportivi.
Durante il suo pontificato Giovanni Paolo II ha parlato spesso al mondo dello sport. Una realtà complessa, che egli conosceva bene e apprezzava proprio perché, fin dalla giovinezza, aveva rappresentato una parte importante della sua vita. Attraverso i suoi messaggi ha insegnato che anche lo sport può – e deve – essere un mezzo e un contesto in cui crescere e arricchirsi nei più sani principi e valori umani e cristiani.
Le parole del Pontefice polacco ritornano in questo “alfabeto” sportivo rivolto a ogni campione, ricco di spunti e di riflessioni indispensabili per atleti e allenatori che vogliano vivere la loro passione con maggiore profondità e consapevolezza. Perché anche essere cristiani, come ricorda San Paolo, è questione di allenamento e di impegno atletico.
Dalla a alla zeta, i commenti di don Albertini aiutano a riscoprire il messaggio del Papa sullo sport. Il volume è corredato da un bellissimo inserto fotografico a colori. Don Alessio lo presenta così.
Come nasce l’idea di legare Giovanni Paolo II allo sport?
Non da una particolare intuizione, ma dal Papa stesso, che nella sua straordinaria vita, anche da Pontefice, ha sempre mostrato una particolare passione e attenzione allo sport. Possiamo ben dire che è stato un Papa che non solo ha parlato allo sport (sono più di 80 i suoi interventi), ma che ha vissuto lo sport. È stato atleta da giovane prete, da vescovo e anche da Papa; nuotava, andava in canoa, sciava…
Sport e fede: qual è il legame?
Non dobbiamo pensare alla fede come a una sorta di aiuto magico per il raggiungimento dei risultati. Sarebbe uno svuotare la forza dell’atleta, ma anche una riduzione del Vangelo. Credo piuttosto che la fede sia, per uno sportivo, innanzitutto la grazia di riconoscere il proprio valore di uomini al di là dei propri risultati: devo valere così tanto agli occhi di Dio. Insieme, anche una grata riconoscenza per i propri talenti che devono essere sviluppati al massimo e che devono essere messi al servizio. Si prega per non perdere tutto questo.
Quali caratteristiche, oltre a quelle fisiche, doveva avere uno sportivo sano, un vero campione, per Giovanni Paolo II?
Mi è sempre rimasto davanti agli occhi quell’ultimo mercoledì in cui Giovanni Paolo II si è affacciato alla finestra del suo studio per benedire. Aveva il respiro pesante, come un maratoneta dopo una lunga corsa: sembrava affaticato dal suo impegno, ma gli mancava ancora un ultimo sforzo per raggiungere il traguardo, il paradiso. Ogni atleta deve avere ben chiara qual è la mèta da raggiungere e deve saper investire le sue energie per conquistarla. Occorre disciplina, ascesi, rispetto delle regole e degli altri. la vittoria, quella vera, anche se difficile, sicuramente non scapperà.