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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Milano

La “settimana dello sport”
nelle carceri lombarde

È una delle proposte emerse dal convegno “Liberare energie buone”, svoltosi in Regione. La pratica sportiva è importante, ma è compressa dalla mancanza di adeguate risorse

di Silvio MENGOTTO

8 Ottobre 2012

Sabato 6 ottobre, presso il Palazzo Pirelli, si è svolto il convegno “Sport in carcere. Liberare energie buone”. Il gruppo consiliare del Pd, attraverso il consigliere Luca Gaffuri, ha presentato l’indagine sulla pratica sportiva nelle carceri lombarde, curata da Marco Chiappa con la collaborazione del Centro Sportivo Italiano di Milano.

L’indagine ha coinvolto 13 carceri della regione. In carcere lo sport libero è quello più frequentato (palestra), seguono staccati i tornei (calcio, corsa) e i corsi (ginnastica). La pratica sportiva è molto richiesta in particolare dai detenuti sotto i 40 anni. L’ostacolo più diffuso per la pratica sportiva è dato dal sovraffollamento. Le associazioni e i soggetti esterni coinvolti sono in calo e con fatica garantiscono la continuità. La pratica sportiva ha una funzione molto importante, ma è compressa dalla mancanza di adeguate risorse, umane e finanziarie, che ne permettano lo svolgimento continuativo e quotidiano. Gli stanziamenti sono praticamente inesistenti: ben 10 carceri segnalano la mancanza di fondi. In carcere lo sport si sostiene grazie al volontariato, alle donazioni e agli acquisti realizzati dal carcere stesso. Nel 2011 in 7 carceri sono state coinvolte alcune squadre esterne (scuole superiori, ex professionisti, professionisti, amatori). Nel 2012 in 7 carceri sono state coinvolte alcune squadre esterne (con l’aggiunta di volontari dell’Azione Cattolica). Nel 2011 in 7 carceri sono state organizzate visite di sportivi (calciatori, pallavolisti, tennisti, velisti, cestisti, giornalisti…) e incontri sul tema dello sport.

Che lo sport sia una grande risorsa educativa per i detenuti lo si è capito dal breve filmato mostrato in apertura del convegno, girato all’interno del carcere di Bollate prima di un incontro di pallavolo. Le “Tigri di Bollate”, detenute nel carcere, sorridevano felici, si sentivano uguali alle loro avversarie, non solo detenute.

Al successivo dibattito – coordinato da Fabio Pizzul – sono intervenuti Aldo Fabozzi, provveditore alle carceri lombarde, il presidente del Coni Lombardia Pierluigi Marzorati, il presidente nazionale del Csi Massimo Achini, Antonio Jannetta per l’Uisp, i consiglieri regionali Stefano Carugo, Chiara Cremonesi, Enrico Marcora e Gianni Girelli, mentre l’assessore regionale allo Sport e Giovani Luciana Ruffinelli ha portato il suo saluto.

Per Fabozzi «lo sport è portatore di valori» e la politica deve fare uno sforzo: l’auspicio è quello di una maggiore apertura del carcere verso l’esterno. Per Marzorati è necessario «mettersi insieme per avere più forza e vincere il pregiudizio». La necessità di fare squadra significa mettere in rete tutti i soggetti interessati e coinvolti. Per Achini occorre «liberare buone energie: ne hanno bisogno il carcere e la società». Il presidente nazionale del Csi condivide l’idea di fondo di mettersi in rete, ma avverte che «l’educazione non si fa a parole, ma è la somma di concretezza ed esperienza dove la fatica è la quotidianità». Achini propone di regalare almeno un’ora di sport al giorno ai detenuti, di organizzare la prima settimana dello sport in carcere e di aprire un gruppo sportivo in ogni carcere. Girelli, citando il cardinale Tettamanzi, ricorda che «i diritti dei deboli non sono diritti deboli»: perciò bisogna diventare «sentinelle attente al mondo carcerario» e sollecitare iniziative legislative per creare, in parallelo a quelle sportive, possibilità di lavoro in carcere e fuori dal carcere. Al termine del convegno è emerso l’impegno di tutti i presenti «a far sì – ha concluso Fabio Pizzul – che lo sport in carcere non sia solo una parentesi felice e occasionale, ma possa essere strutturalmente parte delle politiche trattamentali».

Nella prossima legge di riordino dello sport regionale c’è l’impegno di sfruttare le opportunità della legge appunto per “liberare energie nuove”. Tra le proposte concrete, anche il coordinamento istituzionale dei soggetti protagonisti e l’impegno a rendere annuale la rilevazione delle attività sportive nelle carceri lombarde.