Lo sport italiano ha un nuovo presidente, che resterà in carica fino al 2016. A sorpresa Giovanni Malagò ha battuto il favorito Raffaele Pagnozzi, che rappresentava la continuità della gestione Petrucci. Malagò l’ha spuntata per 5 voti e ora dovrà compiere uno sforzo importante per ricompattare quelle Federazioni che non lo volevano alla presidenza. Ma al di là degli scenari geopolitici, resta sullo sfondo l’immagine di un settore nevralgico del Paese praticamente abbandonato a se stesso: già il presidente uscente Petrucci si era lamentato del fatto che in nessuno dei programmi della miriade di liste presentatesi alle elezioni politiche ci fosse un capitolo incentrato sul futuro delle discipline agonistiche in Italia.
Ambizioso, determinato, decisionista, il nuovo presidente ha un buon curriculum sportivo alle spalle, molto trasversale: romanista da sempre, è stato campione d’Italia di calcio a 5 sempre nella capitale, ma è in grado di cavarsela bene anche a tennis, sci, atletica, nuoto e canottaggio. Proprio queste due discipline hanno forse pesato nella scelta di Malagò, presidente del Comitato organizzatore dei Mondiali di nuoto di Roma 2009 e attualmente presidente del Circolo Canottieri Aniene, il più prestigioso della Capitale, che sotto la sua guida ha fatto incetta di atleti di vertice: la sua campagna acquisti ha portato infatti sulle rive del Tevere campionesse come Federica Pellegrini, Josefa Idem e Alessandra Sensini.
A Malagò spetta l’arduo compito di provare a dare una svolta in senso etico a un movimento assediato, in troppe discipline, da scandali assortiti. La tenuta sportiva, lo dimostrano i recenti Giochi londinesi, c’è ancora, ma forse non basta più. C’è bisogno di maggiore trasparenza con gli sponsor, di una lotta ancora più spietata al doping, di un’intransigenza assoluta rispetto a episodi di violenza che troppo spesso spadroneggiano nel calcio e non solo. Qualche settimana fa il candidato Malagò, a proposito di certi gesti di tesserati del calcio nei confronti del pubblico (vedi quello di Delio Rossi e altri), aveva parlato provocatoriamente di escludere per un turno il calcio dal Coni. Ma la sua battaglia dovrebbe portare anche a sbloccare l’impasse legata agli stadi di proprietà, che a parte la Juventus, zavorrano ormai tutto il movimento calcistico e non permettono ai nostri club di restare competitivi al pari delle altri grande società europee.
Personaggio influente della Roma bene (intende rilanciare l’idea dell’Olimpiade capitolina), Malagò conosce alla perfezione gli ambienti politici e imprenditoriali che contano: passa per un innovatore visionario, capace di grandi intuizioni e magari in grado di coinvolgere attorno allo sport sponsor o mecenati impensabili prima della sua elezione. Lo sport si attende molto da lui, specie quello di base: molte strutture sono desuete, e ci vuole qualcuno che sappia trasmettere forti motivazioni non solo agli atleti, giovani o in erba che siano, ma anche e soprattutto a istruttori, allenatori, preparatori, il cui silenzioso lavoro resta decisivo per l’Italia sportiva del futuro.