Puntuale come un malanno di stagione, ma in realtà si tratta di un tumore in stato avanzato, torna il Calcioscommesse. L’espressione Calcioscommesse è diventata così usuale, da aver perso la sua effettiva dimensione. Cioè un enorme fenomeno corruttivo che tocca in profondità il calcio italiano. Questa volta il sistema di scommesse truccate riguarda la Lega Pro (la vecchia Serie C) e la Serie D. Trenta le squadre coinvolte da Nord a Sud, passando per il Centro. Cinquanta i fermi e oltre 70 indagati. Coinvolti calciatori, dirigenti e presidenti di club, mentre si erge la sagoma sinistra della ’ndrangheta. Dunque, un fenomeno corruttivo alimentato anche dagli interessi della criminalità organizzata. Un mix pericolosissimo, anche perché tocca una serie di persone sino a ieri considerate al di sopra di ogni sospetto.
E qui sovvengono le parole di papa Francesco che, parlando ai vescovi italiani, ha chiesto di «sconfessare e sconfiggere una diffusa mentalità di corruzione pubblica e privata». A distanza di poche ore da quelle parole, ecco la conferma dalla cronaca. Perché se non si trattasse di una «diffusa mentalità», non staremmo qui a interrogarci sul perché uomini di sport possano prestarsi a falsare il risultato del campo per favorire gli scommettitori disonesti. Ma se non fosse stato il calcio, avremmo potuto registrare uno scandalo nel settore degli appalti o un fluire di tangenti. Non sarebbe stato diverso. È cronaca di tutti i giorni, con protagonisti i soliti noti, ma anche tanti insospettabili
È questo uno dei grandi problemi dell’etica pubblica (e privata) italiana: avere abbassato maledettamente l’asticella della nostra sopportazione e della nostra percezione nei confronti della corruzione. Ma il Papa non ci invita a indignarci, piuttosto ci chiede di «sconfessare e sconfiggere». È quel qualcosa in più che fa la differenza fra il moto dell’anima e il rimboccarsi le maniche. Scegliamo da che parte stare.