Era riuscito a volare anche a Pechino, per i Giochi del 2008, malgrado gli 89 anni e l’ictus che l’aveva colpito qualche mese prima. «Finché sarò in vita, ai Giochi ci andrò», aveva detto. Non sarà a Londra, Edoardo Mangiarotti, scomparso a 93 anni a Milano. Era il recordman italiano di medaglie olimpiche, 13, conquistate nella scherma: a Berlino ’36 arrivò il primo oro nella spada a squadre, a cui seguirono quelli del 52, ’56 e ’60, oltre a a quelli nella spada individuale ’52 e nel fioretto a squadre ’56. A queste aggiunse cinque argenti, due bronzi e 26 medaglie ai Mondiali.
Mangiarotti era nato il 7 aprile 1919 a Renate. Figlio d’arte (il padre Giuseppe gareggiò ai Giochi di Londra nel 1908), condivise la passione con i fratelli Mario e l’altro olimpionico Dario. Ritiratosi dalla scena agonistica dopo le Olimpiadi di Roma del 1960, nel biennio 1959-1960 fece parte del comitato di gestione della Federscherma.
Nel 1981 venne insignito dell’Ordine olimpico di bronzo e nel 1998 il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro lo nominò Cavaliere di Gran Croce. Fu selezionato per due volte come alfiere dell’Italia in una cerimonia d’apertura delle Olimpiadi: a Melbourne nel 1956 e a Roma nel 1960.