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Ján Figel' «L'EUROPA UNITA È ESPRESSIONE DI SPERANZA» "L'Europa unita è diventata espressione di speranza. Essere un veroeuropeo significa essere aperti verso gli altri, ma anche uniti intorno a valoriche si incentrano sulla dignità umana". Lo ha detto lo slovacco JánFigeľ, Commissario dell'Unione Europea per l'istruzione, laformazione, la cultura e il multilinguismo, intervenendo ieri sera a Verona allatavola rotonda con esponenti della cultura europea. Figeľ ha invitato ariflettere su cosa significa essere europei e sul dialogo costruttivo traculture e con i popoli di tutto il mondo. "Stiamo crescendo e migliorando non solo in quantità - ha affermato -. L'Europasta diventando più matura. Siamo una superpotenza di diversità culturali el'Italia è il centro di questa superpotenza, per la sua storia, perl'eredità culturale e perché ha la densità di popolazione più elevata almondo". Per Figeľ si tratta di una "diversità nell'unità"."Come gestirla per costruire l'unità?", si è chiesto. "Se noiriusciamo - ha risposto - saremo in grado di condividere vera speranza umana".La cultura, in particolare, "definisce l'Europa molto più degli affari edella geografia, perché definisce i valori, i nostri rapporti nelle famiglie,nelle comunità locali". "Fulcro dei valori - ha sottolineato Figeľ durante la tavolarotonda - èla dignità umana per ciascuno e per tutti, non soltanto inEuropa. Perciò se lavoriamo veramente per la dignità umana possiamocondividerla con tutti e con il mondo". "La cultura può rivitalizzarel'Europa e la religione è un fatto centrale all'interno di essa - haaggiunto -. L'Europa è in mano agli europei, siamo noi che dobbiamo daresperanza all'Europa". A suo avviso "non siamo alla fine della storia e non credo che lo scontro diciviltà sia una necessità". "Un modo per evitare le guerre globali asfondo religioso - ha suggerito - è il dialogo interreligioso. Abbiamobisogno di una cultura del dialogo che non sia segno di debolezza ma di maturità.Invece di lottare contro le civiltà bisogna lottare per le civiltà. Questovale per tutte le Chiese, in modo particolare per la più grande, quellacattolica". "L'Europa può essere sinonimo di apertura - ha concluso-. Siamo d'accordo con Giovanni Paolo II quando diceva chel'apertura comincia con la mente e continua con quella del cuore. Servel'approccio razionale ma anche l'empatia, la solidarietà, l'amorecristiano".

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EDITORIALE Verso le elezioni politiche IL VOTO DEI CATTOLICI

Di fronte alla prossima scadenza elettorale i cattolici italiani sono chiamati ad un attento esercizio di comprensione e di valutazione dei programmi degli schieramenti in campo, senza farsi irretire e strumentalizzare da nessuno. Il Presidente della Cei nella Prolusione al Consiglio Permanente di lunedì 20 marzo, ancora una volta ha ricordato che la Chiesa non si coinvolge negli schieramenti ma ha a cuore il bene comune. E’ un richiamo alla responsabilità che impegna i cattolici ad una partecipazione alla vita politica del Paese assolutamente non passiva, al contrario, ad una partecipazione che sappia immettere positivamente e per il bene di tutti una tensione culturale orientata al rispetto e alla promozione della vita e della dignità della persona umana. Per chi vuole approfondire questo delicato tema dell’impegno e del comportamento dei cattolici nella vita politica, consigliamo di riprendere e rileggere con attenzione la Nota Dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede del 24 novembre 2002.

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Il 28 febbraio di 50 anni fa moriva don Carlo Gnocchi L’ULTIMA MESSA DEL “PRETE DEI MUTILATINI”

Sabato 25 febbraio alle 11, in Duomo, il cardinale Dionigi Tettamanzi presiederà la celebrazione eucaristica in occasione del 50° anniversario della morte di don Carlo Gnocchi. L'amico don Giovanni Barbareschi ha seguito da vicino gli ultimi mesi di vita del "prete dei mutilatini". Don Carlo aveva infatti chiesto all'arcivescovo Montini di esonerare da ogni incarico il sacerdote ambrosiano perché potesse accompagnarlo fino alla morte.

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