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Riflessione

Parlare con le statue del Duomo

Un invito a guardare meglio per familiarizzare con tutte quelle opere di marmo

Maria Luisa MENOZZI CANTELE

5 Luglio 2017

Non so se vi è capitato di dimenticare la solita fretta e di osservare il Duomo, anzi di parlare con le statue del Duomo…

Non è una stravaganza; se, uscendo dalla parte laterale, scesi i gradini, si guarda in su, sopra al portale si incominciano a scoprire inaspettate, per chi è distratto, stupefacenti meraviglie.

Nelle scanalature che accompagnano le lisce pareti di marmo io mi stupisco della bellezza di quegli alberi con radici ben evidenziate, e soprattutto con i magnifici fiori; addirittura quelli a sinistra a me sembrano girasoli stilizzati intorno ai quali si avvolge il cartiglio con le scritte in caratteri gotici.

Sono reminiscenze del gotico d’Oltralpe perché chi lavorava alla fabbrica lavorava costantemente a contatto con gli artisti di diverse provenienze.

Alla base, sempre dalla parte di sinistra sotto il fregio dei piccoli archi incrociati, chi osserva scopre che i piccoli capitelli alla base sono assolutamente diversi gli uni dagli altri; ecco l’agnello con il simbolo della croce (a me ricorda quello che sta sopra alla porta della casa di Via Agnello – il numero 6 – che dà il nome alla via che da questo antico fregio prende nome; mi piace questa ripetizione in un mondo che non vive più di simboli, perché ha trovato altri modi di riferirsi a fatti e a significati); nell’angolo si distingue un cinghialino, l’animale delle selve e poi ancora piccoli visi, ghiande, scimmie, angioletti.

Già questo è un invito a guardare meglio per familiarizzare con tutte quelle opere di marmo.

Non c’è blocco che sia uguale all’altro neppure qui vi è uguaglianza, ripetizione; i colori sono stupendi, dal rosa al grigio al bianco venato; è vivo il Duomo. Ma soprattutto è abitato.

In alto, sotto i doccioni che sporgono ed evocano Notre Dame, anche se il marmo di Candoglia li fa apparire soltanto belli, e per nulla paurosi, abitano i giganti; i 97 giganti, più alti delle altre statue, sporgenti dall’alto delle pareti poco sotto i ricami dei corridoi che collegano le guglie; sono simpatici, hanno le clave, grossi bastoni, le grosse gambe; vogliono difendere il Duomo, proteggerlo ed hanno ragione. La gente si dimentica di guardare in alto e i giganti potrebbero anche far scivolare in basso i loro bastoni sospesi per ricordarlo, chissà…

Le pareti sono belle, lisce e colorate, sono le case dei santi, dei profeti, dei nostri predecessori che lì abitano.

Sono lì da secoli i più antichi: ma ora che il Duomo è stato ripulito tutte le statue sembrano uguali d’età. Così Adamo ed Eva (in copia, gli originali sono al Museo del Duomo) di Cristoforo Solari, della seconda metà del Quattrocento, di splendida fattura, sono bianchi e splendenti come Don Orione e la Beata Suora Marcellina Marianna Sala, ovviamente più recenti.

Gian Galeazze Sforza, il figlio di Francesco Sforza che è stato ucciso mentre usciva dalla chiesa di S. Stefano, è raffigurato nella sua magnificenza con la corazza ed ha una posa estremamente nobile e dignitosa. Qui vi è la copia, l’originale, superba opera di Cristoforo Solari, è conservata al Museo del Duomo.

Sempre sulla parete absidale, Caino, poderoso, si oppone ad Abele, più gentile nell’aspetto.

Noè troneggia imponente; Mosè regge le tavole della Legge.

Ogni statua poggia su un piedistallo e c’è da stupirsi che il loro volto, da sempre, sia atteggiato a sereno distacco, come se davvero fosse agevole lo stare lì fermi e sospesi.

Non avete mai sentito il bisogno di dire qualcosa a queste statue, a questi santi che vogliono ricordarvi nei simboli del marmo la loro vita? S. Eufemia, S. Savina, S. Luca, S. Agnese, tutte hanno dimenticato il loro martirio anche se l’icona lo ricorda; il marmo non porta le tracce delle loro sofferenze e sorprende che siano così ferme e serene come se ci aspettassero intorno al Duomo.

Ancora, il Beato Angelico distoglie lo sguardo dal suo libro per osservare chi passa sotto di lui.

Ma ci sono anche i Profeti, più in basso, perché il passante si ricordi che da loro partì l’inizio della Rivelazione; alla base delle statue i capitelli sono di una sorprendente ricchezza, gli uni diversi dagli altri. C’è un angioletto che con una piccolissima mano regge la mensola, ha l’ala piegata e spuntano le piccole dita dell’altra mano a reggere il “Libro”.

Sopra i Profeti, preziosi rilievi di città strette dalle mura con torri e porte solenni stanno ad indicare il collegamento tra l’attesa Verità e il mondo che l’attendeva.

Parlano le statue, parlano le pareti del Duomo che sono abitate.

Non vi è mai capitato davvero di parlare con loro?

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