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Riflessione

Il cibo, l’alimentazione, la nostra umanità

Dalla cucina popolare milanese un valido antidoto agli sprechi

Maria Luisa MENOZZI CANTELE

17 Luglio 2017

Expo ha proiettato su Milano e nel mondo il tema del cibo, le sue grandi varietà, le sue enormi problematiche con le differenze tra i Paesi che ne possiedono e ne usano in eccesso e i Paesi con poche risorse.

Senza voler affrontare i grandi temi penso che volgere l’attenzione a quello che la cultura del cibo insegna e dovrebbe insegnare, partendo dall’osservazione del quotidiano, dalle cose semplici che tutti incontriamo, sia davvero importante.

Una giovane amica mi ha regalato una graziosa scatola, con l’immagine dell’elegante cancellata di un’azienda agricola nella campagna di Voghera, contenente 500 grammi di farro.

I chicchi simili a quelli del riso, ma leggermente più grossi e ambrati sono in bella vista nella mascherina trasparente della scatola ed evocano immediatamente mille considerazioni. Il farro è un cereale antico, era in uso nel matrimonio arcaico presso i Romani: il rito della conferreatio con la divisione di una focaccia di farro tra i due sposi caratterizzava la celebrazione del matrimonio riservata ai patrizi.

La sua coltivazione è continuata nei secoli e tuttora si possono gustare le zuppe di farro nelle baite del Trentino e dell’Alto Adige.

Allora perché non favorire la coltivazione di questo cereale antico e prezioso che mantiene un tocco di nobiltà?

In particolare, il riferimento a Milano, mi suggerisce un’altra riflessione su un altro cibo questa volta molto popolare, ma assai tipico, le polpettine rotonde, leggermente appiattite, ricoperte di pan grattato e fritte, i “mondeghili”.

I “mondeghili”, sono una pietanza di riciclo; dopo aver cotto il bollito per il brodo, la carne viene tritata, mescolata al parmigiano, al prezzemolo, al pane ammollato nel latte, all’uovo, ricomposta nei “mondeghili” che sono un valido antidoto agli sprechi; insegnano il rispetto del cibo, ad amarlo anche nei suoi riutilizzi peraltro saporiti e gradevoli come suggerisce la cucina popolare milanese.

Mi sono permessa queste due piccole digressioni, ma la verità è che il cibo merita rispetto. Conoscerlo è solo il primo passo, ma molto c’è da fare per consentire a tutti di fruirne secondo le regole, davvero molteplici, di cui necessita.

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