Il 29 marzo 2019 si concluderà la fase della ratifica dell’uscita dell’Uk (Gran Bretagna) dall’Ue (Unione europea) e inizierà la fase di transizione con la sostituzione degli accordi con i nuovi sistemi doganali normativi. Il programma è tuttora in fase di definizione non senza contrasti e colpi di scena.
Rilevanti le poste in gioco. Uscendo dall’Ue, l’Uk vorrebbe escludere o limitare la libera circolazione delle persone e, quindi l’immigrazione, in contrasto con il principio dell’Unione; vorrebbe d’altro canto mantenere le prerogative del mercato comune.
Anche dopo il 29 marzo 2019 l’Uk resterà, almeno per 2 anni, sottoposta alla legislatura europea. In cambio riceverà ancora i fondi comunitari; tuttavia non avrà più rappresentanza politica, vale a dire non avrà più un commissario né i 73 deputati e nessuna poltrona per i vertici europei. Allo stesso tempo la City di Londra non sarà più nell’Ue.
Rimane aperta la questione con l’Irlanda del Nord. L’Ue insiste per una soluzione per cui l’Irlanda del Nord resterebbe nell’unione doganale e allineata alle regole del mercato interno contro il rischio di confine duro; anche la premier britannica Teresa May avrebbe in animo di proporre che l’intera Gran Bretagna restasse nell’unione doganale così da evitare controlli alla frontiera tra le due Irlande.
Effetti negativi di una “hard Brexit” vi sarebbero anche sulle banche; è auspicata un’intesa mirata a garantire l’accesso ai mercati europei a banche e istituti finanziari britannici anche dopo la Brexit.
Lo scenario muta in continuazione e necessita di continuo aggiornamento.
Domenica 25 novembre scorso i 27 Paesi membri dell’Ue hanno dato il benestare politico all’accordo di recesso dell’Uk dall’Ue.
Si è stabilito che la futura relazione dell’Unione con Gibilterra verrà negoziata a parte, rassicurando la Spagna.
L’11 dicembre 2018 il Parlamento britannico dovrà votare l’intesa dando il suo benestare, non senza difficoltà, per l’opposizione laburista, dei nazionalisti scozzesi che chiedono di restare più integrati con l’Europa, e degli Unionisti dell’Irlanda del Nord, per le differenze di status fra Irlanda del Nord ed il resto del Regno Unito nei rapporti con l’Unione europea.
Successivamente il Parlamento europeo a maggioranza semplice, dovrà dare il suo benestare e successivamente i Ministri degli affari europei voteranno a maggioranza superqualificata.
Sancita così l’intesa entrerà in vigore un periodo di transizione che durerà fino al dicembre 2020 durante il quale le parti negozieranno un accordo di partenariato, tipo Norvegia – Ue, che potrebbe essere prorogato sino al 2022.
Entro l’1 luglio 2020 dovrà essere negoziato un accordo sulla pesca per l’accesso delle navi europee nelle acque inglesi e l’accesso del pesce inglese sul mercato comunitario.
Da ultimo si ipotizza anche l’ipotesi di un referendum sull’accordo finale che Teresa May concluderà entro il dicembre 2020 con Bruxelles.