«Nella solennità di Sant’Ambrogio l’Arcivescovo Delpini ha voluto parlare alla città e indicare i cammini possibili per reagire allo stato di rassegnazione in cui sembrano essere cadute molte persone nella nostra comunità e lo fa invitandoci a cambiare la famosa massima di don Abbondio per cui “il coraggio uno non se lo può dare” , invitandoci a essere “persone fiduciose nell’esercizio dei compiti che ci sono stati affidati e sentiamo il dovere di prenderci cura di quel bene comune che è la fiducia»: questo il commento di Andrea Villa, presidente delle Acli Milanesi, dopo aver ascoltato le parole dell’Arcivescovo di Milano.
E prosegue: «La nostra società – ci ha detto l’Arcivescovo – è infettata da quel “virus della paura” che è forte, pervasivo, ansiogeno, e ha trovato nelle vicende di questi ultimi anni (crisi economica, pandemia, guerre …) un ulteriore elemento propulsivo. Lo stesso Censis, nel suo ultimo Rapporto pubblicato pochi giorni fa, ha rilevato che il ripiegamento in piccole patrie e piccole rivendicazioni e la scarsità di traguardi condivisi mettono a basso regime, quasi a riposo, i motori delle grandi invarianti collettive. Come ci ricorda il nostro Arcivescovo alcuni atteggiamenti favoriscono il circolo vizioso che dalla paura porta alla rassegnazione e all’immobilismo: la diffusione di notizie di “episodi tragici e di comportamenti pericolosi, di prospettive preoccupanti”, la diffusione nelle relazioni interpersonali di “eccessive lamentele, sfoghi e malumori”, lo sguardo di chi ha ruoli di responsabilità improntato a “un pessimismo abituale, un malumore radicato, una sfiducia generalizzata, un sospetto sistematico”».
«Riscontriamo oggi – sottolinea Villa – anche nel mondo del lavoro queste dinamiche di ripiegamento: a fronte della richiesta da parte delle aziende di un maggiore coinvolgimento personale, i lavoratori chiedono invece che il tempo dedicato al lavoro sia più ricco di significato e si concili meglio con la vita privata. Ed è in questa insoddisfazione e mancanza di senso che possiamo intravvedere alcune delle cause delle cosiddette grandi dimissioni o del quietquitting. Anche il disagio psicosociale che attraversa il mondo giovanile ci sembra scaturisca dalla grave mancanza di fiducia nel futuro da parte dei nostri ragazzi. Di fronte a tutto ciò Delpini ci ricorda che è necessario promuovere “un umanesimo della fiducia”. Come famiglie e come società abbiamo bisogno di ritrovare la dimensione del senso della nostra vita, dello scopo per cui vale la pena spendersi, come cristiani diremmo, la nostra vocazione. Una vita senza un progetto di realizzazione, risulta vuota e incentrata sul qui e ora, senza lo slancio verso il futuro e senza la forza di affrontare le fatiche quotidiane riuscendo a riconoscerne il senso, senza venirne schiacciati».
«Come Acli – conclude Villa – ci sentiamo interpellati dall’invito dell’Arcivescovo nel proseguire con costanza nell’impegno di “seminare fiducia”, e ci sentiamo coinvolti a ogni livello nel partecipare alla costruzione di quelle “alleanza costruttive” per il bene comune. Il Vescovo ci dice che “ciò che rende alleati per il bene non è necessariamente la condivisione del punto di partenza, delle ideologie, degli interessi, ma piuttosto la persuasione di avere sfide comuni da affrontare. Se si concorda sul fine da raggiungere in un ambito specifico si trova il modo di essere alleati e di costruire insieme una risposta”. Individui, famiglie e comunità che si ingaggiano per un sogno comune, sono capaci di attivare risorse, stabilire legami forti, attraversare periodi come quello attuale, dove è forte il disorientamento, ed insieme ritrovare la fiducia nel futuro. Insieme possiamo accogliere l’invito di mons. Delpini e ridarci coraggio. Il coraggio, una comunità coesa, se lo può dare».