Le Acli compiono 80 anni e in questi mesi sono state impegnate nella loro fase congressuale.
A Milano sabato 19 e 20 ottobre si ritroveranno gli oltre 400 delegati in rappresentanza dei 153 Circoli territoriali delle provincie di Milano e Monza Brianza. Due giorni di dialogo e confronto sulla società, le preoccupazioni e le speranze, e sul contributo che come associazione siamo chiamati a dare per la costruzione del bene comune.
Il cambiamento d’epoca
Sono stati anni severi, quelli che abbiamo appena trascorso, contraddistinti dalla drammatica esperienza della pandemia Covid, che ha sconvolto la vita di tutti e ci ha rivelato tutta la nostra debolezza: quella personale nel comprendere ciò che accadeva e nel far fronte al dolore che ci ha toccato tutti; quella delle nostre comunità, che hanno scoperto quanta solitudine abita i nostri quartieri e ci rende fragili di fronte alle difficoltà; e ancora quella del contesto internazionale, che ha scoperto le fragilità della globalizzazione economica e l’espansione dei conflitti armati.
Stiamo vivendo un cambiamento d’epoca, ci ha detto papa Francesco, un momento dove le crisi e le trasformazioni si moltiplicano e si sovrappongono: la crisi delle relazioni internazionali, con il ritorno della guerra quale opzione per la risoluzione di controversie tra le nazioni; il susseguirsi di crisi economiche; il cambiamento climatico; la transizione digitale con l’avvento dell’Intelligenza artificiale; la crisi demografica e la crisi delle democrazie liberali che in tutto l’Occidente si trovano a confrontarsi con il fascino di proposte politiche illiberali.
Di fronte a questi mutamenti è comprensibile sentirsi disorientati. Eppure, è proprio in tempi come quello che viviamo che occorre riscoprire i principi del nostro vivere insieme e capire quale modello di società e di sviluppo perseguire. Pensiamo a una società che metta al centro del suo agire il benessere delle persone, che abbandoni logiche estrattive e di sopruso, che non produca esclusione, che sia impegnata nella salvaguardia del creato della nostra casa comune.
Proprio con questo spirito all’interno delle Acli sono sorte e si sono sviluppate negli anni tante attività: dall’aggregazione sociale all’assistenza per l’accesso dei diritti sociali, dai gruppi di acquisto solidale alla formazione professionale, dalla cooperazione di produzione lavoro, sociale e abitativa allo sport e il turismo a favore di tutti. Ognuna di queste esperienze condivide i tratti distintivi della nostra proposta associativa: il mutualismo, la condivisione di un bisogno e l’autorganizzazione delle persone per trovare risposte adeguate.
Tutti sulla stessa barca
Don Milani ha sintetizzato bene questa intuizione «Ho imparato – scrisse nella Lettera ad una professoressa – che il problema degli altri è eguale al mio. Sortirne da soli è avarizia, sortirne insieme è la politica». Proprio di tale approccio, cioè del «provare a sortirne insieme», abbiamo bisogno oggi. Viviamo in una società del consumo sempre più individualista, nella quale ogni individuo si sente sempre più in competizione con gli altri, a partire dal sistema formativo, in una società che negli ultimi anni ha visto il crescere delle diseguaglianze, delle paure, del disagio psichico e sociale, delle solitudini. Oggi abbiamo bisogno di riscoprirci sulla “stessa barca”, portatori di medesime preoccupazioni, bisogni e speranze, di riconoscerci “fratelli tutti”; di ricostruire un “noi” capace di sorreggere, prendersi cura delle proprie fragilità, restituire speranza per il futuro.
Forse anche con questa consapevolezza fin dalle loro origini le Acli si sono strutturate in Circoli territoriali come luoghi di socialità, di risposta a bisogni concreti, di formazione e di impegno sociale. È da qui che occorre ricominciare: dal ritessere relazioni sociali significative tra le persone e tra le realtà di un territorio, tra il Circolo e il Comune, la scuola, le associazioni, la Parrocchia. Occorre ricostruire legami di comunità. È necessario farlo insieme, riscoprendo quell’essere “noi” aperto e attento agli ultimi e agli esclusi, e offrire ancora i nostri Circoli come luoghi di formazione e comprensione della realtà, come luoghi di relazioni vere, come luoghi di impegno e dono alle nostre comunità.