Un digiuno per condividere le sofferenze di chi è recluso, una serie di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica, un appello per coinvolgere la cittadinanza e un incontro conclusivo, venerdì 8 febbraio alle 18 a Palazzo Reale, per formulare proposte concrete per superare una situazione inaccettabile. Sono questi i principali eventi dell’iniziativa “Carcere, diritti e dignità”, promossa da un gruppo di realtà impegnate sul tema e partita questa mattina con una conferenza stampa di presentazione a Palazzo Marino.
«Ci siamo accorti – ha spiegato Corrado Mandreoli segretario della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano e portavoce dell’Osservatorio Carcere e Territorio di Milano – che tutti gli sforzi che le realtà impegnate sul carcere fanno, sono vanificati dalle condizioni in cui sono costretti i detenuti. Abbiamo allora deciso di usare il periodo di campagna elettorale per un appello. L’obiettivo è certamente quello di toccare le corde della politica e possiamo riuscirci solamente attraverso un lavoro sulla mentalità della cittadinanza».
«Tra gli operatori del diritto c’è un’identità di vedute pressoché totale su quali siano le cause e i rimedi per una situazione inaccettabile – ha aggiunto Antonella Calcaterra, referente Carcere della Camera Penale di Milano -, vogliamo quindi portare questo tema al di fuori della cerchia degli specialisti. L’emergenza di fronte alla quale ci troviamo non consente più di stare a guardare: i numeri attuali dei detenuti rendono la pena disumana e lontana dai principi costituzionali».
D’accordo anche don Virginio Colmegna, presidente della Casa della carità: «È una situazione intollerabile. Nella nostra società c’è una domanda di carcere eccessiva e una cultura della pena incentrata solo sul carcere. In carcere, oggi, c’è anche chi non ci dovrebbe stare. Penso per esempio a una donna che è stata nostra ospite, che è ormai autonoma e che ora deve scontare sei mesi di carcere per essere stata denunciata, processata e condannata per accattonaggio senza saperlo. É solo una storia, un simbolo della situazione indegna che vivono troppe persone, ma ho deciso di digiunare fino a che non sarà liberata. È un modo per dire che questo mi riguarda, un modo per andare oltre la semplice firma dell’appello che chiediamo a tutti. Vogliamo che le forze politiche prendano posizioni decise».
Insieme a don Colmegna, per tutta la settimana, faranno un giorno di digiuno a testa anche gli altri promotori dell’iniziativa e i primi firmatari dell’appello. Oltre, a Corrado Mandreoli e Antonella Calcaterra anche Mirko Mazzali, presidente della Commissione Sicurezza e Coesione sociale, Polizia Locale, Protezione civile e Volontariato del Comune di Milano, Lamberto Bertolé, presidente della Sottocommissione Carceri del Comune di Milano e Alessandra Naldi, garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Milano.
«Sono felice di poter iniziare la mia attività con questa campagna – ha dichiarato il garante, nominata dal sindaco Pisapia lo scorso gennaio -. Raccogliere un invito, giunto da realtà impegnate in questo ambito, a porre il carcere al centro del dibattito pubblico ritengo sia fondamentale. E per questo – conclude – consegnerò l’appello anche ai detenuti che comincerò a visitare proprio in questi giorni».