«È stata un’esperienza altamente positiva, con una risposta notevole. Le scuole si sono dichiarate disponibili a continuare questa riflessione sulla mafia. Un tema che rimane attualissimo. Anzi, quando non se ne parla è il momento in cui i boss agiscono nel buio. Poi, ogni tanto, scoppia il caso per l’intervento della magistratura o per un fatto di cronaca, come il recente delitto “eccellente” alle porte della città». Parla Pierantonio Agostini, membro della giunta del Decanato di Legnano, in prima linea sui temi della formazione di una coscienza contro la mafia e per la legalità. Nell’aprile dell’anno scorso, infatti, ha promosso un corso di tre incontri proprio per spezzare la catena dell’omertà. Titolo emblematico, “Vedo, sento… parlo?”, con annesse silhouette delle famose scimmiette. Organizzato dalla Commissione socio-politica del Decanato, ma sollecitato anche da diverse realtà della società civile legnanese.
Quindi il muro del silenzio e dell’omertà, in qualche modo è stato scalfito con questo primo corso? «L’impressione è che abbia avuto un forte richiamo. Poi, se è stato scalfito o meno, non sappiamo. Adesso stiamo pensando a un secondo gesto – annuncia monsignor Carlo Galli, prefetto del capitolo di San Magno -: insieme alla scuola e agli oratori avvieremo percorsi di formazione alla legalità, toccando concretamente il rischio dell’illegalità. Quindi non solo discorsi di principio, ma un’incidenza politica molto concreta».
«In Decanato la Commissione socio-politica, guidata da monsignor Galli e da Roberto Benetti, è impegnata nella ripresa di questa attività – continua Agostini -. Oltretutto recentemente a Legnano è cambiata l’amministrazione: la giunta di centrosinistra è guidata dal sindaco Alberto Centinaio, coinvolto pienamente in quella prima esperienza, quando non era neanche candidato. Adesso da parte dell’amministrazione c’è un atteggiamento più favorevole nella trattazione di questi temi. Quindi il Decanato potrebbe riproporre il percorso addirittura con il Comune».
Un ruolo molto importante è affidato alla Chiesa, come motore di una coscienza nuova, anche attraverso queste prime esperienze pilota. «La comunità cristiana non può esimersi dal mettere naso laddove ci sono problemi di giustizia», conclude monsignor Galli.