A Milano nella domenica di Pasqua un bambino nato da poco meno di una settimana è stato affidato alla Culla per la vita della Clinica Mangiagalli. Realizzata nel 2007, la Culla per la vita è una incubatrice riscaldata dove i genitori possono lasciare il figlio. L’ambiente è stato studiato per permettere l’intervento dei medici del reparto di Neonatologia quaranta secondi dopo il deposito, il tempo necessario per allontanarsi.
In 17 anni di funzione, la Culla per la vita è stata utilizzata solo tre volte. A rendere questa pratica così rara in Italia è anche la possibilità, dal 1997, di partorire in anonimato negli ospedali, in piena sicurezza per la salute della gestante e dei figli. Non riconoscendo i nascituri, ai bambini viene permessa così l’immediata adottabilità. Si tratta di un fenomeno in costante calo negli anni: erano 642 del 2007, nel 2021 si sono registrati 173 casi.
Insieme al bambino – che pesa circa 2,6 chili ed è di etnia caucasica – è stata lasciata una lettera, scritta dalla madre, che chiama il figlio Enea, lo descrive come in salute e spiega come le ragioni dell’abbandono siano da ricondurre all’impossibilità di occuparsene. Infermiere e i neonatologi l’hanno subito preso in carico e sottoposto ai controlli di routine.
L’accaduto ha seguito di pochi giorni la presentazione del nuovo Consiglio direttivo della Federazione lombarda dei Centri di aiuto alla vita e dei Movimenti per la vita, eletto sabato 1 aprile e poi ricevuto anche dall’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, con il quale ha avuto luogo un confronto sul tema della vita.
Nel 2021 i bambini aiutati a nascere dai Cav lombardi sono stati 1806, le donne assistite 4.439 (di cui 2649 gestanti), l’89% delle quali sono migranti o rifugiate. I bambini nati dall’inizio attività dei vari Centri lombardi sono 64.721.
L’Arcivescovo ha ringraziato per l’impegno quotidianamente profuso dai Cav e dai Mpv, sottolineando l’importanza di mantenere accesa l’attenzione sul tema della tutela della vita nascente. Delpini ha suggerito l’importanza di stabilire e mantenere contatti regolari con istituzioni ed esponenti politici che, nei vari partiti, si ispirino a un’antropologia cristiana, per aiutarli ad assumere posizioni coerenti.
Durante il colloquio con l’Arcivescovo, Federvita Lombardia ha avanzato la proposta di modificare la denominazione del Servizio diocesano per la Famiglia in «Servizio per la Famiglia e per la Vita», integrando l’attività dell’Ufficio con un referente di Federvita Lombardia.