È un fiume in piena quello che ha attraversato Milano venerdì primo ottobre in occasione della manifestazione per il clima degli studenti, a margine del pre Cop26 e a conclusione della Conferenza Youth4climate, eventi entrambi ospitati in città. Un fiume prorompente, come quelli che il cambiamento climatico ci ha abituato a vedere sempre più frequentemente, ma non distruttivo, anzi, un fiume di entusiasmo costruttivo.
Al grido di «Scendi giù, manifesta pure tu» gli studenti, provenienti da tutta Italia, hanno infatti chiamato in causa anche i tanti adulti che, dai balconi, dai negozi e dai bar, li guardavano con simpatia, scattando qualche foto. Già, perché questi ragazzi – che dopo un anno e mezzo di pandemia, di scuola in presenza negata, di relazioni ridotte al lumicino hanno saputo rialzarsi ed essere presenti e vivi in corteo – sono un innegabile stimolo per tutti noi. Ci chiedono coerenza, fatti e non parole, più attenzione all’educazione ambientale anche nelle scuole. E, soprattutto, restituiscono al mittente l’accusa di essere una generazione di sdraiati: sdraiati sarete voi, rispondono, che ci avete lasciato un mondo in queste condizioni senza fare nulla per arginare il disastro.
Dai giovani partirà il cambiamento perché sono loro a chiederlo, come ricorda papa Francesco: «I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi» (Laudato si’, 13). Soprattutto, Francesco sottolinea anche come il cambiamento non possa essere disgiunto dalla giustizia. «Giustizia climatica subito», hanno chiesto a gran voce anche i ragazzi di Milano, stretti intorno alle due star del corteo, Greta Thunberg e Vanessa Nakate, che hanno marciato insieme ai loro coetanei protette da un cordone di attivisti. Due giovani donne determinate, provenienti dai capi opposti del mondo, quello responsabile del disastro climatico e quello che più ne paga le conseguenze. Due ragazze che si impegnano insieme, senza protagonismi né rivalità, perché «Un altro mondo è possibile», giusto per rimanere agli slogan della manifestazione. Se non sono segni di speranza questi…