È la Lombardia la regione in cui si concentrano più immigrati: sono 1 milione e 178 mila quelli regolari, pari al 23,5% di tutti gli stranieri in Italia. E l’80% di loro vive con un partner. A Milano, in particolare, le famiglie straniere a fine 2010 erano ormai una su cinque, il 9.9% in più rispetto all’anno precedente: per l’esattezza 131.087, di cui l’11,1% miste (italiane-straniere) . Le cinque nazionalità di immigrati in formato famiglia sono: filippina (16.262 nuclei familiari), egiziana (16.144), peruviana (9.826), romena (7.905) e cinese (7.460).
È questa la fotografia scattata dal capitolo sulla Lombardia del Dossier statistico immigrazione 2012 di Caritas e Fondazione Migrantes, presentato oggi a Milano all’Auditorium San Fedele. «Accogliere queste famiglie è anche nel nostro interesse – sottolinea don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana -. Dovremmo favorire i ricongiungimenti familiari per chi dimostra di voler integrarsi e cambiare la legge sulla cittadinanza, riconoscendo che i bambini nati in Italia sono italiani a tutti gli effetti».
Non tutte le famiglie sono uguali nella composizione. Gli uomini, infatti, preferiscono compagne della stessa nazionalità, mentre le donne, in un caso su cinque, hanno partner di nazionalità differente. In particolare, sono 51 mila le donne straniere che hanno un partner italiano e tra esse ben 37 mila sono di origine est-europea o latino americana. E sempre più spesso le donne immigrate si ritrovano sole a gestire i figli: il 70% sono infatti madri, contro il 55% degli uomini stranieri che risultano anche padri.
Per le famiglie immigrate la difficoltà più grande è stata quella di trovare casa. È quanto afferma l’80% delle intervistate in una ricerca condotta dall’Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità (Orim). Per le persone originarie dell’Est europeo, però, è stato meno difficile, visto che “solo” il 65% afferma di aver avuto problemi, che invece ha avuto il 97% degli africani. Che la pelle nera faccia ancora paura? Il 9,7% degli immigrati in Lombardia vive in appartamenti affollati e col passare del tempo la situazione non migliora.
Gli immigrati resistono meglio alla crisi
Gli immigrati stanno resistendo meglio alla crisi economica. In Lombardia l’incidenza degli occupati immigrati sul totale dei lavoratori si è mantenuto sostanzialmente stabile, passando dal 16,1% del 2010 al 16,3% del 2011. Sono 691.769 quelli che hanno un lavoro, mentre i titolari di impresa sono 56.310. Secondo i ricercatori «gli stranieri perdono più facilmente degli italiani il lavoro, ma sono in grado di ritrovarlo con altrettanta maggiore facilità, dimostrando maggiore flessibilità e capacità di adattarsi a nuove mansioni, magari più precarie e meno retribuite». Stabile è anche la quantità di denaro destinata alle famiglie nei Paesi di origine degli immigrati. Nel 2010 le rimesse dalla Lombardia ammontavano a 1,6 miliardi di euro, pari al 21,3% delle rimesse spedite da tutta Italia.
«Sanatoria? Ci si poteva aspettare qualcosa di più»
Le proiezioni per il dopo 2050 confermano che l’emigrazione sarà un fenomeno globale: saranno un miliardo le persone costrette a lasciare i loro Paesi in tutto il mondo. «La retorica dell’“aiutiamoli a casa” ne deve tenere conto», sottolinea don Davanzo. Il direttore di Caritas Ambrosiana evoca i due nodi irrisolti legati al tema dell’immigrazione. Il primo è l’esito della sanatoria: «Sono state 130 mila le domande, ci si poteva aspettare qualcosa di più». E poi la fine dell’emergenza Nord Africa, a dicembre: Davanzo ricorda che il Governo non ha ancora espresso una posizione ufficiale. Permane una certa inerzia a considerare gli immigrati membri a tutti gli effetti delle nostre comunità. Don Davanzo richiama anche la Chiesa a svolgere al meglio il suo dovere: «Lo spirito d’accoglienza non può essere confinato solo ai grandi eventi».
Ai numeri, la presentazione del Dossier Caritas ha accompagnato il racconto delle storie dei migranti. La famiglia Gomez, filippina, spiega il dramma di vivere lontano dai figli, lavorando tutto il giorno per paura di non farcela. Doudou N’diaye, arrivato dalla Libia durante l’ondata di sbarchi della scorsa primavera, è una delle storie fortunate dell’emergenza: accolto nel centro Sant’Ambrogio di Magenta, ha ottenuto protezione sussidiaria per tre anni e un contratto a tempo indeterminato come saldatore, e ha deciso che l’Italia sarà la sua seconda patria.