Il 5 febbraio si è celebrata la Giornata nazionale per la prevenzione allo spreco alimentare, che nel 2024 affronta una delle sue sfide più impegnative nella riduzione delle eccedenze. Cibi acquistati e mai davvero consumati fino all’arrivo della data di scadenza, merce rimasta invenduta sugli scaffali, o generi alimentari inutilizzati durante il processo di lavorazione degli alimenti. Sprechi che in pratica avvengono lungo l’intera filiera. Oltre al consumatore finale, infatti, si trovano ancora oggi sprechi nella fase di produzione.
Una questione su cui anche Caritas Ambrosiana si è da tempo è impegnata: grazie per esempio ad accordi stipulati con Sogem, solo nel 2023 ha contribuito al recupero di più di 55 tonnellate di cibo, distribuite a 5.819 famiglie e 18.036 persone (di cui il 34% è risultata minore di 16 anni). Andrea Fanzago, responsabile dell’area povertà alimentare di Caritas Ambrosiana, descrive le modalità d’intervento dell’ente. «Dal 2015 abbiamo istituito gli Empori della solidarietà e le Botteghe solidali. Oggi siamo arrivati a 30 punti di distribuzione sul territorio della Diocesi, suddivisi in 17 Empori e 13 Botteghe».
Per accedere a questo servizio è necessario il passaggio attraverso i Centri di ascolto. Individuate le famiglie da supportare, si prepara una scheda di segnalazione. Qui è segnato nel dettaglio il progetto, cioè i motivi per cui una famiglia è destinata a questi supporti. Gli operatori degli Empori assegnano poi una tessera e i relativi punti in base alla composizione del nucleo famigliare ed alle condizioni socioeconomiche.
Negli Empori della Solidarietà si accede unicamente per la spesa, e i crediti sono gestiti dalle famiglie, che può scegliere i prodotti che trova sugli scaffali. Ogni prodotto ha un punteggio, e gli operatori e i volontari degli Empori della Solidarietà analizzano gli acquisti e aiutano a “spendere” i punti al meglio. L’aiuto è a tempo determinato: il servizio prevede infatti una validità di soli sei mesi, rinnovabili per ulteriori sei. Un metodo necessario a evitare il cronicizzarsi di questa forma di assistenzialismo, oltre ad accompagnare le persone verso un percorso destinato all’autonomia economica.
Dopo più di nove anni dalla nascita il modello degli Empori è in continua crescita. Sono previste infatti ulteriori aperture a Peschiera Borromeo, Paderno, Melegnano e diverse altre ancora. Tutte gestite da chi ogni giorno si mette al servizio del prossimo. «Tutti gli Empori sono gestiti da volontari – sottolinea Fanzago -. Inizialmente erano affidati al personale delle cooperative consorziate con Caritas. Negli ultimi tre anni invece stiamo cercando di sostituirlo con i volontari. Mediamente di ogni Emporio si occupano tra le venti e le trenta persone. Dipende però dalla sua dimensione e dal coinvolgimento territoriale».
Gli Hub alimentari del Comune di Milano
Anche il Comune di Milano ha sviluppato negli anni un modello di lotta allo spreco, concentrandosi soprattutto sulla fase del recupero. Nel 2023 nel capoluogo lombardo sono state recuperate 615 tonnellate di eccedenze alimentari. Quasi due tonnellate di cibo al giorno, trasformate in un milione e 230 mila pranzi per quasi 27 mila persone fragili.
Gli alimenti sono stati raccolti dai cinque hub di quartiere (otto entro la fine dell’anno, come annunciato da Anna Scavuzzo, vicesindaca con delega alla Food Policy). Istituiti nel 2019 dal Comune in collaborazione con Fondazione Cariplo, incentivano il recupero dei prodotti invenduti e la redistribuzione alle realtà del terzo settore. Il funzionamento degli hub avviene tramite celle frigorifere in cui è stipato il cibo. A fine giornata gli alimenti raccolti sono caricati su furgoni che si occupano di redistribuirlo alle Onlus di riferimento.
A cinque anni dall’introduzione il modello degli hub ha già prodotto risultati evidenti, conquistando anche un riconoscimento internazionale: il 17 ottobre 2021 fu insignito dell’Earthshot Prize, annunciato direttamente dal principe William, erede al trono del Regno Unito.
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Alle iniziative sul tema hanno partecipato anche i mercati all’aperto di quartiere, che dalle eccedenze della giornata hanno recuperato quasi 41 di tonnellate di cibo. Il prossimo passo per migliorare il sistema sarà la sua digitalizzazione. Grazie alla mappatura territoriale delle eccedenze, sarà semplificato il lavoro logistico di raccolta e consegna del cibo. Gli alimenti più difficili da recuperare sono soprattutto i “freschi”: verdure, pesce e latticini. Una soluzione parziale al problema consisterebbe nella cottura di questi prodotti per quanto riguarda il comparto catering.
Ai benefici sociali che giustificano questi interventi si intersecano inoltre quelli di carattere economico: efficientando la produzione alimentare, Milano genera meno emissioni sull’ambiente, con un impatto positivo sul territorio.
Applicazioni anti spreco
Oltre a questi modelli, metodi per evitare lo spreco di cibo rimasto invenduto provengono anche dal mondo delle imprese. I cittadini possono usufruire di numerose applicazioni per cellulari e tablet, che permettono di “prenotare” l’acquisto dei prodotti rimasti sugli scaffali a fine giornata. A seconda delle istruzioni di ogni app, è poi sufficiente presentarsi nei negozi a un orario stabilito e recuperare il pacco alimentare, generalmente venduto a un prezzo più contenuto rispetto al normale.