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Sirio 11 - 17 novembre 2024
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La storia

Sonia, un incontro alla Locanda di Eurosia

La vicenda di una donna che il servizio di ascolto e di accompagnamento gestito a Gallarate dalla Cooperativa Intrecci, in un susseguirsi di alti e bassi, ha aiutato a risollevarsi dalle cadute causate dalla vita e dalle sue stesse fobie

12 Luglio 2024
da Redattoresociale.it

A cura di Luciano TURRICI e Dario GIACOBAZZI, da www.coopintrecci.it

Sonia si presenta per la prima volta alla Locanda di Eurosia a settembre del 2021. È una donna di trentacinque anni, una figura esile che suona al citofono e che risponde con una vocina fine. Ha un pannolone come copricapo (!), una benda su un occhio, due grandi occhiali neri che le coprono gran parte del viso, e due batuffoli di cotone infilati nel naso. Ci chiede da mangiare e ci dice che vive per strada (in un garage, in realtà, poco lontano da lì).

Impariamo subito a confrontarci con le sue fobie: dal cibo (è convinta di essere intollerante a più o meno qualunque alimento, ma, scopriremo poi, non è così) alla paura dei virus (il periodo del Covid non è ancora definitivamente alle nostre spalle e lei si spalma il gel per le mani sopra i guanti di lattice e… sopra i vestiti), dalla paura delle persone in generale al rifiuto di qualsiasi contatto fisico. È convinta anche di essere malata di tumore, ma non c’è alcuna evidenza medica in questo senso.

Dopo il primo contatto la presenza di Sonia alla Locanda si ripete in altre occasioni. A volte arriva e chiede della frutta, una delle poche cose a cui dice di non essere allergica (pazientemente le sbucciamo delle mele perché lei afferma di non essere in grado di farlo e poi le mangia velocemente, quasi bulimicamente). I suoi discorsi risultano sempre un po’ farneticanti, ma tra le righe leggiamo il rancore per i genitori che l’hanno allontanata da casa, la nostalgia per un figlio che le hanno tolto (e che ora si trova in comunità o in affido) e che lei si illude di poter riavere con sé.

Non viene in Locanda tutti i giorni, ma nei mesi successivi comincia a frequentare di più, a fidarsi di noi, a cercare la relazione oltre che la nostra attenzione. Poi all’improvviso sparisce. Raccogliendo voci e confidenze (le chiacchiere con gli avventori di Locanda sono sempre utilissime in questo senso) veniamo a sapere che è stata ricoverata in ospedale, reparto di psichiatria. Contattiamo il Centro Psico-Sociale e cerchiamo di capire quale sia la sua condizione. Loro dicono che non ha nessuna patologia psichiatrica e anzi il medico pare abbia assicurato che il suo stato può regredire.

Poco dopo ricompare. Un primo cambiamento che notiamo è la scomparsa del cotone alle narici, poi della benda sull’occhio. Sembra che stia meglio. Merito della terapia impostata dalla psichiatria, ci dicono, ma noi pensiamo che un po’ sia anche merito della Locanda. Del tempo che le abbiamo dedicato. Del reddito di cittadinanza che ha ottenuto dopo che l’abbiamo aiutata a districarsi nei perversi meccanismi burocratici italiani. Del supporto che le abbiamo dato nella ricerca di una sistemazione abitativa. Un bel giorno è andata da sola a stipulare un contratto per una stanza e la sua felicità per aver trovato questa sistemazione era enorme. Nei mesi successivi si è saputa gestire con la pulizia della casa, con la lavatrice, nel rapporto con gli altri inquilini.

Con noi i contatti si sono man mano diradati.

Poi un giorno torna, in lacrime. Non le hanno rinnovato l’affitto ed è tornata a dormire nei sotterranei dell’ospedale di Gallarate. La situazione avrebbe potuto precipitare e lei regredire ancora allo stato in cui ci eravamo conosciuti. Ma l’esperienza dell’affitto precedente le ha insegnato che una vita migliore non è impossibile, e così – tra il nostro supporto e la sua motivazione – si risolleva, riesce a trovare un altro appartamentino in affitto. Fa fatica, ma tutto sommato se la cava.

Non sappiamo quanto potrà reggere l’equilibrio che Sonia ha raggiunto. Probabilmente incapperà ancora in una caduta, un fallimento, un momento di difficoltà (in fondo succede a chiunque). Noi le auguriamo che non accada, ma se dovesse accadere speriamo che possa sempre ritrovare la forza di rialzarsi e ripartire, come ha già saputo fare.

Ogni tanto Sonia torna a trovarci; fisicamente è molto cambiata, anche i vestiti sono molto più curati ed eleganti e la cosa che più ci ha stupito è che se prima rifiutava ogni contatto fisico adesso è lei che per prima si avvicina e ci abbraccia.

Ah, le mele adesso se le sbuccia da sola.