È un giorno qualunque, mentre sono in coda per entrare in farmacia. Tutto normale, finché sento delle grida provenire dal giardinetto di fronte: «Ti ammazzo! Ora ti ammazzo!».
Cerco di capire cosa sta accadendo, guardando anche le altre persone in coda: vorrei un loro rimando nello sguardo, ma ognuno di loro si finge sordo. Così decido di avvicinarmi io. Seduta su una panchina c’è una signora, non più giovane. Un uomo in piedi davanti a lei le tiene le mani sul collo. Lei lo supplica di non farle male. Mi avvicino e intimo all’uomo di lasciarla stare: «Sono un pubblico ufficiale! – gli dico, mentendo – Se non se ne va, chiamo subito rinforzi». Il tipo bofonchia che gli devo mostrare il tesserino, ma per fortuna si siede al fianco della donna e non insiste. «Devi farti i fatti tuoi – dice – Questa è mia moglie e ho tutto il diritto di farle quello che voglio. Lei se l’è cercata!». Porto via la signora tremante, andiamo in un bar, un ragazzo che ha assistito alla scena le compra dell’acqua e una brioche. Telefono subito a Davide, uno degli operatori di Ronda, gli spiego l’accaduto e mi assicura che ci raggiungerà a brevissimo.
Intanto parlo con Maria (nome di fantasia). Ha più di 60 anni, viene dal Sudamerica, dove sono rimasti i suoi cinque figli. In patria la sua è stata una vita di soprusi da parte del marito, che lei ha sopportato finché lui non se n’è andato finalmente di casa, lasciandola libera di lasciare il Paese. Arrivata in Italia, incontra Vincenzo e lo sposa. Anche lui, però, dopo poco svela la sua natura violenta e aggressiva. Maria cerca sempre di giustificarlo, si mette in discussione: forse lei le botte se le merita davvero. Lo schema della sua vita si ripete ormai da troppo tempo: le violenze fisiche, psicologiche ed economiche fanno parte integrante del suo vissuto di donna e di moglie. Maria vive in strada, Vincenzo in un dormitorio. È disperata, non sa dove andare.
Durante il racconto arriva Davide e, dopo aver posto a Maria qualche domanda e averla rassicurata con il suo modo tranquillo e gentile, le propone di seguirlo al Punto Ronda, che è poco distante. Maria decide di fare il primo passo di allontanamento, dalla strada e dalla vita di violenze che ha sempre conosciuto. Li accompagno verso il Punto Ronda. Durante il percorso Maria mi prende la mano: in quel momento sento di essere con lei e con tutte le donne maltrattate e invisibili del mondo.
In pochissimo tempo Davide attiva intorno a lei tutta la rete di aiuto, dallo sportello antiviolenza all’assistenza sociale, e, come prima cosa, le trova posto in un dormitorio. Le vengono affiancate una psicologa e un’assistente sociale, che la aiutano nel percorso di allontanamento dal marito violento. A breve a Maria si aprono le porte di una nuova struttura tutta al femminile: una micro-comunità con assistenza psicologica, socio sanitaria e consulenza legale. Ma, soprattutto, Maria riprende a lavorare, assiste di notte un anziano e questo le permette di guadagnare qualcosa per sé, qualcosa che non può essere intercettato da Vincenzo, come il suo reddito di cittadinanza, ancora nelle mani del marito.
Maria chiama spesso Davide e me. È molto felice ora, che nella sua vita è entrato qualcosa che non aveva mai sperimentato prima: la consapevolezza di valere come individuo.