Sei degli 8 migranti giunti a Casa Suraya dopo essere sbarcati dall’incrociatore “Diciotti” si sono allontanati spontaneamente dalla struttura. Due, invece, hanno accettato il programma di accoglienza e sono al momento ospiti in un appartamento. La cooperativa Farsi Prossimo che ha in gestione il centro ha provveduto a dare comunicazione degli allontanamenti alla Questura di Milano e ha informato degli sviluppi Caritas Ambrosiana e Caritas Italiana, titolari del progetto di accoglienza concordato tra la Conferenza episcopale italiana e il Ministero dell’Interno.
Gli operatori riferiscono che gli ospiti che hanno poi scelto di abbandonare il centro, già nei giorni successivi al loro arrivo a Milano, avevano manifestato il desiderio di raggiungere i propri parenti in Germania e si erano dimostrati determinati a perseguire il loro progetto nonostante fossero stati informati dei rischi cui sarebbero andati incontro. Agli operatori della cooperativa risulta, infatti, che tutti gli otto migranti giunti dalla “Diciotti” erano stati identificati dalla Questura di Messina, luogo del loro primo approdo, quando erano ancora a bordo della nave della Marina militare. Ciò quindi consentirebbe alla autorità di frontiera di rimpatriarli in Italia, in virtù dell’accordo di Dublino, compromettendo il loro progetto.
«Questi ospiti, come tutti gli altri presenti nelle nostre strutture di accoglienza così come in quelle convenzionate con le Prefetture e i Comuni, non sono detenuti e quindi sono liberi di andarsene e per legge rimangono richiedenti asilo anche fuori dai Centri – ha dichiarato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana -. Quello che è accaduto conferma un semplice fatto: al contrario di quello che sostiene la propaganda l’Italia è sempre meno un Paese di destinazione dei flussi migratori, ma sempre di più di transito».
Gli ospiti, 4 uomini e 4 donne, erano giunti venerdì 31 agosto a Milano dal centro “Mondo Migliore” di Rocca di Papa dove avevano ricevuto una prima accoglienza dopo essere sbarcati a Catania.