«Un assai più deciso sostegno alla famiglia con politiche mirate» è la richiesta avanzata dal cardinale Angelo Scola, intervenuto nella mattinata di lunedì 25 giugno, alla presentazione della ventesima edizione del Rapporto sulla città, promosso dalla Fondazione Ambrosianeum. In un’affollatissima sala di via delle Ore a Milano, l’Arcivescovo ha lodato l’iniziativa che è diventata un punto di riferimento insostituibile per comprendere le trasformazioni della metropoli. «La grandezza di Milano si misura da come si prende cura degli anziani, dei malati, degli immigrati, dei bambini», ha detto Scola.
Al centro della ricerca di quest’anno è il necessario patto generazionale tra giovani e anziani, tra i capelli grigi – spesso afflitti dalla solitudine, ma anche protagonisti del volontariato – e una generazione di giovani il cui dato caratteristico è sempre più la precarietà.
«Il gelo demografico è estremamente grave, ma non è preso sul serio», ha sottolineato Scola, che ha riflettuto su due aspetti. Innanzitutto, il rapporto tra le generazioni. «Tutti abbiamo vive le immagini della visita pastorale del Papa nella nostra città, hanno documentato quale sia il suo tessuto sociale – ha detto il Cardinale -. Siamo stati testimoni di un popolo assai vivace, anche se affaticato a conseguenza della crisi economico-finanziaria. Ha manifestato l’esistenza di una ricca rete di rapporti a partire da quelli familiari, la risorsa fondamentale per il presente e per il futuro».
Uno sguardo rivolto in particolare al ruolo decisivo dei nonni: «Danno un notevole contributo non solo quantitativo, ma anche qualitativo nell’educazione dei nipoti, sono un importante patrimonio educativo. I nipoti imparano così il rapporto intergenerazionale in una prospettiva di gratuità, formidabile anche per la società».
Un secondo punto affrontato dal Cardinale è «l’anzianità e la domanda di senso, che è una questione pratica. Gli anziani emergono come protagonisti decisivi se sono coscienti della loro responsabilità. Anche coloro che sono bisognosi di cure, in condizioni gravissime, documentano il senso della vita come dono. Se riescono ad offrire la gratuità, questa edifica la società».
L’Arcivescovo ha concluso ricordando le parole del suo predecessore sulla Cattedra di Ambrogio. «È stata una scelta felice del Rapporto chiedere al cardinale Martini la postfazione. La sua profonda testimonianza risponde a questa domanda: perché vale la pena vivere? Spendere bene la propria vita anche se si è profondamente segnati dalla malattia?». E Scola ha risposto citando una frase del cardinale Martini: «Ogni età ha una sua bellezza e una sua grandezza, e va vissuta pienamente, affrontandone rischi e prove, assumendo fino in fondo le responsabilità che comporta, accogliendo i frutti che ci dona. Ma non la si pensi come una fase chiusa in sé. Ognuna di esse è segno di una promessa trascendente, di un carisma chiamato a compiersi. Le stesse stagioni della vita non sono strettamente legate alla dimensione biografica dell’esistenza. Le vedo piuttosto come stagioni dello spirito. I confini non sono tracciati una volta per tutte. E ciò dà fondamento speciale al dialogo tra le generazioni: rivela che le domande di senso che ci portiamo nel cuore si esprimono forse con urgenze e modi diversi, ma sono in fondo le stesse».