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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Senza dimora

“Scarp de’ tenis” la sua seconda famiglia

«Era considerato uno dei venditori più affidabili». Michele Beltemacchi nel ricordo di don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana

di Cristina CONTI

4 Giugno 2013

Rifarsi una vita e ricominciare daccapo. Trovare la forza e il coraggio di andare avanti. Quando tutti ti voltano le spalle, quando non hai più nessun posto dove andare, quando hai toccato il fondo. È la storia di Michele Beltemacchi, un passato da senza dimora, tra i dormitori di Milano, e poi, per 15 anni, venditore di Scarp de’ tenis, il giornale ideato dalla Caritas Ambrosiana per il reinserimento sociale e lavorativo delle persone che rischiano di essere escluse dalla società, e che affronta le tematiche del disagio e delle povertà che caratterizzano il nostro tempo.«Qui Michele ha trovato un modo per riprendersi economicamente. Il giornale era la sua seconda famiglia. Abitava in zona Bonola, ma alla mattina era sempre il primo ad arrivare alla redazione», racconta don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana.

Dopo tanti anni per strada, infatti, Michele era riuscito da sei o sette anni ad avere una casa popolare: un successo meritato per aver affrontato il suo lavoro con grande impegno e dedizione. «Era considerato uno dei venditori più affidabili. Non si sa come, ma, quando si metteva fuori dalle parrocchie, riusciva a vendere più copie degli altri. Forse perché aveva uno stile molto discreto ed educato, mai invadente. Tantissimi sacerdoti lo conoscevano, anche senza saperne il nome», aggiunge don Roberto. Instancabile, dimesso, socievole, sempre pronto a una parola buona ha continuato a vendere fino a due mesi fa, quando il tumore da cui è stato colpito l’ha reso inabile.

Una storia comune a tante altre persone che grazie a Scarp de’ tenis ce l’hanno fatta. «Molti riescono a ripartire proprio da questa rivista, come venditori oppure come autori degli articoli, raccontando storie vissute e narrate in prima persona. Per lui è andata bene così. Altri, oserei dire per fortuna, riescono a iniziare un percorso proprio, al di fuori del giornale, a trovarsi un lavoro e a ricominciare da soli la propria vita», conclude don Roberto.

Oggi i senza dimora sono in netto aumento. Colpa della solitudine, della crisi economica, della disoccupazione, della precarietà, ma spesso anche semplici lutti o separazioni possono portare sulla strada. Persone che troppo spesso sono confinate a statistiche e a notizie sporadiche sui media e troppe poche volte sono considerate uomini e donne, con sogni, paure e speranze, solo con qualche fragilità in più.