Reazioni ferme e durissime. Il mondo cattolico italiano non ci sta a un uso platealmente strumentale della fede per fini politici. Sabato 18 maggio, in piazza Duomo a Milano, a conclusione del comizio elettorale dei partiti sovranisti e di estrema destra europei, il leader della Lega e ministro degli Interni Matteo Salvini ha baciato la corona del Rosario, con un’invocazione alla Madonna: «Io personalmente affido la mia e la vostra vita al cuore immacolato di Maria che sono sicuro che ci porterà alla vittoria».
Un invito a non mescolare la fede con la politica è venuto dal Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, interrogato dai giornalisti in margine alla Festa dei popoli in piazza San Giovanni a Roma: «Io credo che la politica partitica divida, Dio invece è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso».
Durissimo il gesuita padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà cattolica: «Il comandamento di non nominare il nome di Dio invano – ha scritto nei suoi profili Facebook e Instagram – chiede di non usarlo per i propri scopi: la coscienza critica e il discernimento dovrebbe aiutare a capire che non è un comizio politico il luogo per fare litanie e in nome di valori che col Vangelo di Gesù nulla hanno a che fare. La coscienza cristiana dovrebbe sussultare con sdegno e umiliazione nel vedersi così mercanteggiata e blandita. La reazione di Cristo all’uso strumentale di Dio è la cacciata dei mercanti dal Tempio. Si facciano i propri discorsi, si vincano o perdano le elezioni, ma davanti a Dio bisogna togliersi i sandali».
Non la manda a dire anche il settimanale Famiglia cristiana: «Il Rosario brandito da Salvini e i fischi della folla a papa Francesco, ecco il sovranismo feticista». «A Milano – prosegue il settimanale – è andato in scena l’ennesimo esempio di strumentalizzazione religiosa per giustificare la violazione sistematica nel nostro Paese dei diritti umani. Mentre il capopolo della Lega esibiva il Vangelo, un’altra nave carica di vite umane veniva respinta e l’Onu ci condannava per il decreto sicurezza».
In un corsivo non firmato, prende posizione anche il quotidiano dei cattolici, Avvenire: «Confronti e graduatorie tra Papi, ostentazione del Rosario per invocare un aiuto celeste nelle urne, proclami identitari: il leader leghista Matteo Salvini ancora una volta si proclama alfiere del cattolicesimo, ma di un cattolicesimo tutto suo, “politicizzato” e contraddittorio, piuttosto distante dal magistero del Papa e della Chiesa universale e italiana. Non si può discutere la fede che ciascuno afferma di avere, ma neppure è lecito deformare il messaggio evangelico. E col Rosario si prega, non si fanno i comizi».
«Sono profondamente turbato – scrive su Twitter Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose – come è possibile che un politico oggi, in un comizio elettorale, baci il Rosario, invochi i santi patroni d’Europa e affidi l’Italia al Cuore immacolato di Maria per la vittoria del suo partito? Cattolici, se amate il cristianesimo non tacete, protestate!».
Un ammonimento arriva anche dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, in una intervista a La Stampa: «Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso. Nessuno può appropriarsi dei valori cristiani».
«Ritengo che sia scorretto usare il nome di Dio in questo modo. Non soltanto il suo nome, ma anche quello della Vergine. È una modalità strumentale dalla quale prendere del tutto le distanze». Lo ha sostenuto il segretario del Consiglio dei cardinali e vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro, in un’intervista a La Repubblica. Una «uscita esecrabile», di fronte alla quale cita un passaggio del documento sulla fratellanza umana firmato negli Emirati Arabi Uniti da papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb: «Dio, l’Onnipotente non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il Suo nome venga usato per terrorizzare la gente». «Chi ha responsabilità di governo – ha aggiunto il vescovo – dovrebbe leggere e studiare questo testo». Infine, a Salvini mons. Semeraro ricorda che «esiste il timor di Dio. Che da esso occorrerebbe ripartire».
Al Corriere della Sera l’arcivescovo di Chieti mons. Bruno Forte spiega che «il Rosario usato a fini elettorali non rispetta la serietà della fede e ferisce i credenti. La preghiera non può essere usata a fini strumentali. Mi auguro che il ministro Salvini lo comprenda. Un conto è la fede, che si difende da se stessa e certo non ha bisogno di Salvini per essere difesa. Altro è usare un simbolo sacro a favore della propria parte politica».
«È ora di finirla. Non possiamo più stare zitti di fronte alle sparate di un sempre più arrogante ministro della Repubblica». Lo ha scritto sul sito della Diocesi di Mazara del Vallo (Trapani), il vescovo mons. Domenico Mogavero. «Non possiamo più permettere che ci si appropri dei segni sacri della nostra fede per smerciare le proprie vedute disumane, antistoriche e diametralmente opposte al messaggio evangelico», ha aggiunto. «Chi è con lui non può dirsi cristiano perché ha rinnegato il comandamento dell’amore».