A causa di un male fulminante, a 67 anni è morto Miro Fiordi, presidente del Museo Diocesano “Carlo Maria Martini” di Milano, carica che aveva assunto da appena un anno. I funerali si terranno mercoledì 15 marzo, presso la chiesa Collegiata di Sondrio, alle ore 15.
«Banchiere di razza, ma con una grande sensibilità verso i temi sociali», come lo ha ricordato il Sole24Ore, Fiordi ha realizzato tutta la sua carriera professionale nel Credito Valtellinese, banca che lo aveva visto entrare da ragioniere come sportellista, nel 1982, fino a diventarne presidente nel 2016.
Toccante il messaggio pubblico scritto dai figli Martino, Giacomo, Caterina e Benedetta in ricordo del padre: «Caro papà Miro, certi che continuerai a guidarci dal cielo, ti diciamo un grande grazie per la testimonianza di vita, di fede, di passione ed impegno che hai sempre messo in tutto quello che facevi, per ogni gioia celebrata e per ogni fatica affrontata, con una forza che solo tu avevi. Dalle passeggiate in montagna, ai tanti viaggi alla scoperta di questo mondo, alla fotografia ed al tuo infinito amore per le cose belle. Sei stato un grande papà e un grande maestro, grazie! Ci mancherai tanto, ma sappiamo che ora sei nelle braccia del Padre. Continua a proteggerci e a vegliare su di noi».
Fiordi era una presenza fissa al Meeting di Rimini sui temi dell’economia, della finanza e del lavoro. «Gli siamo grati per i suoi suggerimenti e contributi tanto discreti quanto lungimiranti. Nei suoi interventi in diverse edizioni ha sempre espresso con particolare lucidità e grande professionalità il suo desiderio di favorire la crescita di una economia orientata al bene comune, invitando i vari attori imprenditoriali e finanziari ad un dialogo competente e responsabile», ha dichiarato il presidente della Fondazione Meeting di Rimini Bernhard Scholz.
Dopo le esequie Fiordi sarà tumulato al cimitero di Sondrio. «Come Miro avrebbe desiderato, niente fiori ma opere di bene per sostenere la Fraternità Sacerdotale dei Missionari e delle Missionarie di San Carlo Borromeo», è il messaggio dei famigliari.