Rashid ha da poco compiuto 18 anni, ma ne aveva solo 16 quando è arrivato in Italia dall’Egitto, dopo un viaggio di alcuni mesi attraverso la Libia e il Mediterraneo. A raccontarci la sua storia è Noemi Nicoli, operatrice di Casa Francesco (la struttura della Casa della Carità che dal 2015 accoglie i minori stranieri non accompagnati), che con Rashid ha un legame particolare: «Il giorno in cui Rashid è arrivato in comunità ha coinciso con il mio primo giorno di lavoro e forse questo ha contribuito a creare il bel rapporto di fiducia che c’è tra noi», afferma.
Maggiore di 4 fratelli, Rashid è arrivato a Milano dopo essere stato ospitato alcuni mesi in una struttura della Fondazione Asilo Mariuccia a Porto Valtravaglia, sulle rive del Lago Maggiore, in provincia di Varese. «Rashid però non si è mai trovato bene tra le montagne, perché dice che si sente soffocare dai confini naturali. Il suo sogno era vivere in una grande città e così, ogni giorno, chiedeva di essere trasferito a Milano», spiega Noemi.
Gli educatori della Fondazione Asilo Mariuccia, allora, si sono messi così in contatto con quelli della Casa della Carità e quando si è liberato un posto a Casa Francesco Rashid si è potuto trasferire.
L’importanza della scuola
In Egitto Rashid aveva iniziato lavorare come muratore quando aveva solo 12 anni e, come fa la stragrande maggioranza dei minori stranieri non accompagnati, soprattutto egiziani, è arrivato in Italia con l’obiettivo di iniziare a lavorare il prima possibile.
Come scrive Sara De Carli in «I minorenni migranti soli sfondano quota 20 mila» (Vita.it del 25 maggio 2023), «fra aprile 2022 e aprile 2023 i minori provenienti dall’Egitto sono più che raddoppiati in numeri assoluti, oggi sono 5.094 mentre erano 2.325 un anno fa. Le dinamiche sono quelle di una migrazione che vuole rimanere in Italia, diretta verso le grandi città, una migrazione con motivazioni lavorative, dettata dalla prospettiva di cercare una vita migliore, fuggendo da aree depresse. È vero che non è un salto nel vuoto, spesso ci sono parenti o conoscenti che sono già qui, ma il rischio è che finiscano nelle schiere di una manovalanza sfruttata, senza un lavoro regolare».
Per questo, operatrici e operatori di Casa Francesco fanno un grande lavoro educativo con i giovani ospiti, per spiegare loro l’importanza di conoscere l’italiano e avere una scolarizzazione, seppur di base: «Appena arrivato Rashid è stato iscritto alla scuola di italiano del Cpia (Centro Provinciale Istruzione Adulti, ndr), che inizialmente ha frequentato con entusiasmo e risultati brillanti: l’insegnante, alla fine dell’anno scolastico, gli aveva infatti detto che avrebbe potuto continuare sia la scuola d’italiano che cominciare i corsi per ottenere la licenza media».
Ma, come tutti i minori stranieri non accompagnati, Rashid aveva fretta di crescere, dicendosi pronto alla vita da adulto e al lavoro. Le pressioni dei connazionali, anche suoi coetanei, e l’assenza delle lezioni durante l’estate hanno accresciuto la sua frustrazione per la mancanza di un’occupazione e di uno stipendio. Noemi ricorda così l’estate del 2022: «Rashid sentiva di non stare facendo nulla di utile e voleva lavorare. Ci sono state quindi grandi discussioni per convincerlo a guardare un po’ più in là e non solo al bisogno immediato, dettato anche dalla necessità di mostrare ai connazionali e alla famiglia che ce l’aveva fatta».
Questa delicata opera di convincimento ha funzionato e a ottobre 2022 Rashid ha iniziato i corsi per raggiungere il diploma di terza media: «Era molto entusiasta della scuola, anche se vedevamo che l’urgenza lavorativa continuava a premere. Per non rischiare che questa sua frustrazione generasse una sofferenza per lui, abbiamo concordato che poteva lavorare, mantenendo però l’impegno della scuola», spiega Noemi.
Il lavoro
Così a gennaio 2023 Rashid ha iniziato un tirocinio in un’azienda di Rho, continuando la scuola alla sera. E da un giorno all’altro la sua vita è cambiata radicalmente: i tempi per riposarsi e coltivare le sue passioni sono diminuiti, si è dovuto abituare a un’insegnante diversa e a modalità di studio più impegnative, si è trasferito nell’appartamento di Casa Francesco dedicato ai ragazzi che lavorano, facendo i conti con una minor presenza degli educatori.
Tutto questo ha fatto crollare la motivazione e la sicurezza di Rashid, che ha cominciato a rifiutarsi di seguire le lezioni fino a che non si è arreso definitivamente. Gli educatori però non si sono persi d’animo e, di nuovo, hanno “contrattato” con lui perché frequentasse almeno la scuola d’italiano. Lui però ha reagito come fa qualsiasi adolescente davanti a un’imposizione: si è chiuso in se stesso e ha cercato di evitare per un po’ gli adulti.
Ma dopo giorni di silenzio, Rashid si è presentato con una bottiglia di succo di mango, il preferito di Noemi, in segno di pace e ha espresso tutte le preoccupazioni sulla sua situazione e verso il futuro, arrivando ad ammettere che quando andava solo a scuola era felice.
Oggi Noemi continua a sperare che Rashid possa prendere le decisioni più sagge: «Questi ragazzi sperimentano una solitudine profonda e soffrono del confronto con i connazionali, che spesso giocano a dimostrarti di avercela fatta più di te. Ma da quando Rashid ha iniziato il suo percorso, gli ho sempre detto che i connazionali ci sono, dicono tante cose e per certi versi sono importanti, ma che lui è una persona intelligente e può pensare con la sua testa. Ogni tanto glielo ricordo ancora, perché credo che gli permetta di creare una propria immagine di sé che non sia la fotocopia di qualcun altro».