Psicologi che insegnano ai genitori la lingua dei bambini, un esperimento che potrebbe aiutare le famiglie con figli con disabilità, anche gravi, nei primi anni dell’infanzia. A condurre la ricerca è l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Irccs) Eugenio Medea di Bosisio Parini, in collaborazione con Fondazione Mondino di Pavia e l’Università di Brescia.
Lo studio si basa sulla tecnica del video-feedback: i momenti di gioco e interazione tra genitori e figli sono filmati per otto sessioni, con l’analisi dei video delegata a uno psicologo, che spiega al padre e alla madre alcuni passaggi cruciali. Prestando attenzione a espressioni, movimenti e gesti si conosce “meglio” il figlio. Imparando gli stimoli a cui è più ricettivo, i genitori diventano al contempo più consapevoli delle potenzialità del bambino nell’interazione quotidiana.
Il campione
Questa ricerca è stata eseguita su un campione di 45 famiglie con bambini con disabilità grave dagli 0 ai 2 anni. Dopo l’intervento con video-feedback, è stato possibile osservare un incremento da parte dei genitori in termini di coinvolgimento emotivo e insegnamento. Tra gli effetti riscontrati c’è anche lo sviluppo dei bambini, risultati più interattivi e meno irritabili agli stimoli dei genitori.
I test sono ancora agli inizi, ma i risultati fanno ben sperare. Soprattutto per i risvolti in termini di carico emotivo. «I genitori – spiega Elisa Fazzi, presidente Sinpia e direttrice dell’Unità operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza Ospedali Civili e Università di Brescia – affrontano un carico emotivo significativo che si manifesta con alti livelli di stress, sintomi depressivi e ansiosi. In secondo luogo, i segnali comunicativi dei loro bambini possono essere poco chiari e difficili da interpretare, causando una risposta non ottimale. Per esempio, la normale intuitiva risposta da parte dei genitori può essere meno immediata, a causa del fatto che a volte l’espressività mimico-facciale è meno decifrabile».
Lo sviluppo cerebrale è un processo che accompagna i bambini dal grembo materno fino ai primi anni di vita. Dalle 28 settimane agli 8 mesi la grandezza del cervello praticamente si duplica. I bambini sono inoltre “sensibili” a ciò che gli accade intorno, e l’ambiente di vita dei neonati è caratterizzato in pratica esclusivamente dal contatto e dagli scambi interattivi con i genitori. È stato dimostrato che stress precoci possono modificare la futura reattività del bambino. In questa fase dove lo sviluppo cerebrale risulta più “malleabile” anche a fattori esterni, quindi, il trattamento riabilitativo ha il massimo impatto.