Martedì 13 dicembre, alle 10, Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato Paolo Borsellino, incontrerà 2.300 studenti di tutta Italia, per testimoniare l’importanza di volgere la propria vita a favore del bene e della giustizia. Con lei, sul palco del Teatro Arcimboldi di Milano, Lucilla Andreucci, referente del coordinamento di Libera Milano, rete di associazioni contro le mafie.
19 luglio 1992, Palermo: sono passati 30 anni da quell’afosa domenica di luglio che passò alla storia come «la strage di via D’Amelio». Un’automobile imbottita di esplosivo provocò una strage, sei le vittime: il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Una tragica sorte purtroppo già decretata, anche con il tacito consenso di poteri forti vicini alle istituzioni.
In occasione del trentesimo anniversario della strage, Il Centro Asteria invita le scuole secondarie di I e di II grado di tutta Italia a partecipare all’incontro «Per amore della verità». Oltre 2000 studenti hanno accolto l’invito: presso il Teatro Arcimboldi alcuni arriveranno dalle regioni del nord Italia, altri collegandosi in diretta streaming dalla Toscana, dal Trentino-Alto Adige, dalla Liguria e dalla Sicilia.
Per il bene della comunità
A distanza di tanti anni sono ancora molti gli interrogativi rimasti aperti. All’epoca della strage Fiammetta Borsellino aveva solo 19 anni. Prima di quel momento non aveva mai realmente temuto per la sua vita e per quella dei suoi familiari. Conduceva una normale vita da adolescente. Dopo la morte del padre, colpita da un così grande dolore, desiderò soltanto di allontanare i riflettori dalla sua vita; iniziò a lavorare presso il Comune di Palermo con mansioni impiegatizie, smettendo di essere «la figlia del magistrato ucciso».
Tuttavia, dopo poco più di 15 anni, Fiammetta sentì forte l’urgenza di agire per il bene della comunità, dando il suo contributo di impegno e testimonianza: la sua storia, la tragica scomparsa del padre e le difficoltà vissute dalla sua famiglia potevano essere il propulsore di un cambiamento radicale all’interno della società italiana. Da allora ha deciso di dedicarsi totalmente alla lotta contro le mafie, battendosi per restituire giustizia alle vittime, affinché la verità venga alla luce e gli ideali di chi perse la vita «possano continuare a camminare sulle gambe di altri uomini». Attraverso la missione che fu anche del padre, parlare con i ragazzi, incontrarli nelle scuole, partecipando a eventi a loro dedicati per educarli alla scelta della legalità e del bene, ha deciso di dedicare la sua vita alle giovani generazioni, perché da loro dipende il futuro del nostro Paese.