14/01/2009
di Filippo MAGNI
Paolo Sabbioni, sindaco di Melzo, ha segnato in agenda l’appuntamento con il cardinale Tettamanzi. È un incontro che non ha mai mancato, negli anni da primo cittadino. Non mancherà neanche il prossimo perché, spiega, «si tratta di un’occasione particolarmente importante di approfondimento e riflessione per gli amministratori locali».
Così come il Discorso alla città pronunciato alla vigilia di Sant’Ambrogio e che Sabbioni ha sulla scrivania: «Me l’ha inviato la Curia – spiega -: anche questo è un significativo segnale di attenzione del Cardinale nei confronti di tutti i cittadini della diocesi e di supporto per chi è chiamato ad amministrare il bene pubblico».
Le attenzioni che l’Arcivescovo chiede ai politici sono valide sia per chi governa una metropoli come Milano, sia per chi guida una città di 20 mila abitanti come Melzo: «Nel panorama abbastanza sconfortante in cui viviamo, ho trovato significativo il richiamo al dialogo tra diverse parti politiche».
L’opinione del sindaco è infatti che la politica oggi assomigli sempre di più «a un campo da calcio, dove due squadre si scontrano supportate da due tifoserie, cercando di sopraffare l’avversario». Questa divisione «non aiuta a risolvere i problemi comuni, che andrebbero invece affrontati mediante riflessioni condivise». Di più, «lo scontro punta alla ridicolizzazione dell’avversario, con la conseguenza di una sempre maggiore sfiducia della gente nei confronti di chi amministra i beni pubblici, a livello sia locale, sia nazionale».
Il richiamo al dialogo non è però solo tra le parti: «Nelle città diventa sempre più importante il confronto con le minoranze – spiega il sindaco -. Il riferimento in particolare è agli stranieri, verso i quali è necessario sviluppare una sorta di solidarietà culturale: non curarsi di loro solo perché sono deboli, ma in quanto portatori di diverse culture e tradizioni».
Dichiarazioni d’intenti che rischiano di rimanere semplici fogli, se non raggiungono i cittadini: il timore di Sabbioni è che i temi della solidarietà e del dialogo «stiano diventando sempre più elitari e sempre meno popolari. Credo – prosegue – che negli ambienti ecclesiali queste tematiche siano ben presenti, così come ne sentono spesso parlare i fedeli che partecipano alle liturgie».
Il problema è che tali argomentazioni «faticano a penetrare le abitudini e il modo di pensare delle grandi masse». E allora è forse proprio questo, conclude, il senso dell’incontro del Cardinale con gli amministratori locali: «Credo che l’Arcivescovo chieda a noi sindaci di farci carico di queste riflessioni, di essere noi i primi a renderle popolari, portarle in mezzo alla gente e renderle valori condivisi su cui basare la vita sociale».