Più di centocinquanta rom romeni vivono in condizioni disumane a Milano, sotto il cavalcavia di via Bacula.
Si sono insediati lì dopo essere stati sgomberati altre volte da altri luoghi della città, spostandosi solo di poche centinaia di metri. Come tetto hanno il viadotto, come pareti vecchie assi di legno, come porte e finestre fogli di cellophane.
Vivono – anzi sopravvivono – nascosti. E nello stesso nascondimento tante persone li stanno aiutando: i Padri Somaschi, Sant’Egidio, alcune parrocchie della zona. Interventi che hanno raggiunto piccoli, ma significativi risultati: molti dei bambini presenti frequentano la scuola, i casi di disagio più gravi sono seguiti, si stanno realizzando positive azioni di integrazione con il territorio.
E’ chiaro a tutti che in quel posto e in quelle condizioni non possono restare. Non è umanamente accettabile che uomini, donne e bambini vivano in mezzo all’immondizia, senza acqua, senza servizi igienici. Non è degno di una città civile come Milano, non è degno della condizione umana.
Pare che uno sgombero sia imminente.
L’esperienza dovrebbe insegnare che se ci si limiterà all’azione di forza i rom se ne andranno da questo precario insediamento, ma – dopo poco – troveranno un altro posto ancora più nascosto, ancora più indecente, ancora più inumano, dove tentare di sopravvivere. Ma aumentando le loro condizioni di precarietà aumenteranno i disagi per loro e per la città intera.
Andiamo giustamente fieri delle tante risorse – non solo economiche, ma anche sociali – della nostra città.
Come già detto, in quel posto e in quelle condizioni i rom non possono più stare. Caritas Ambrosiana, Casa della Carità, le Acli di Milano, i Padri Somaschi, il volontariato (anche delle parrocchie) già da tempo operano per agevolare e sostenere la frequenza scolastica dei bambini, aiutarli a fruire dei servizi alla persona, attuare iniziative di integrazione con il territorio…
Queste associazioni ora rinnovano la disponibilità a continuare a lavorare per loro e a mettere in azione nuove energie per realizzare soluzioni di accoglienza e integrazione.
Ma chiedono di non essere lasciate da sole e domandano alle Istituzioni di intervenire secondo le loro competenze e responsabilità.
Non vanifichiamo il lavoro svolto, non lasciamo cadere queste disponibilità: costruiamo un percorso che – dopo l’accoglienza immediata – prosegua nel tempo e offra una concreta opportunità di integrazione per queste persone.
Parte delle persone accampate sotto il cavalcavia di Bacula ha mostrato la volontà di integrarsi. Vanno riconosciuti e incoraggiati i comportamenti civili e virtuosi di chi non delinque, di chi ha trovato un lavoro, di chi sta mandando i propri figli a scuola.
Pensiamo e realizziamo insieme un percorso che sostenga questi comportamenti virtuosi, li renda stabili, li renda modello imitabile e da imitare.
E – al tempo stesso – mettiamo coloro che questi comportamenti virtuosi non li attuano nelle condizioni di assumersi le proprie responsabilità. E con loro le Istituzioni agiscano di conseguenza, usando la fermezza necessaria con chi non riconosce e non rispetta le leggi e le norme della convivenza civile.
Caritas Ambrosiana, Casa della Carità, Acli Milano, Padri Somaschi Più di centocinquanta rom romeni vivono in condizioni disumane a Milano, sotto il cavalcavia di via Bacula.Si sono insediati lì dopo essere stati sgomberati altre volte da altri luoghi della città, spostandosi solo di poche centinaia di metri. Come tetto hanno il viadotto, come pareti vecchie assi di legno, come porte e finestre fogli di cellophane.Vivono – anzi sopravvivono – nascosti. E nello stesso nascondimento tante persone li stanno aiutando: i Padri Somaschi, Sant’Egidio, alcune parrocchie della zona. Interventi che hanno raggiunto piccoli, ma significativi risultati: molti dei bambini presenti frequentano la scuola, i casi di disagio più gravi sono seguiti, si stanno realizzando positive azioni di integrazione con il territorio.E’ chiaro a tutti che in quel posto e in quelle condizioni non possono restare. Non è umanamente accettabile che uomini, donne e bambini vivano in mezzo all’immondizia, senza acqua, senza servizi igienici. Non è degno di una città civile come Milano, non è degno della condizione umana.Pare che uno sgombero sia imminente.L’esperienza dovrebbe insegnare che se ci si limiterà all’azione di forza i rom se ne andranno da questo precario insediamento, ma – dopo poco – troveranno un altro posto ancora più nascosto, ancora più indecente, ancora più inumano, dove tentare di sopravvivere. Ma aumentando le loro condizioni di precarietà aumenteranno i disagi per loro e per la città intera.Andiamo giustamente fieri delle tante risorse – non solo economiche, ma anche sociali – della nostra città.Come già detto, in quel posto e in quelle condizioni i rom non possono più stare. Caritas Ambrosiana, Casa della Carità, le Acli di Milano, i Padri Somaschi, il volontariato (anche delle parrocchie) già da tempo operano per agevolare e sostenere la frequenza scolastica dei bambini, aiutarli a fruire dei servizi alla persona, attuare iniziative di integrazione con il territorio…Queste associazioni ora rinnovano la disponibilità a continuare a lavorare per loro e a mettere in azione nuove energie per realizzare soluzioni di accoglienza e integrazione.Ma chiedono di non essere lasciate da sole e domandano alle Istituzioni di intervenire secondo le loro competenze e responsabilità.Non vanifichiamo il lavoro svolto, non lasciamo cadere queste disponibilità: costruiamo un percorso che – dopo l’accoglienza immediata – prosegua nel tempo e offra una concreta opportunità di integrazione per queste persone.Parte delle persone accampate sotto il cavalcavia di Bacula ha mostrato la volontà di integrarsi. Vanno riconosciuti e incoraggiati i comportamenti civili e virtuosi di chi non delinque, di chi ha trovato un lavoro, di chi sta mandando i propri figli a scuola.Pensiamo e realizziamo insieme un percorso che sostenga questi comportamenti virtuosi, li renda stabili, li renda modello imitabile e da imitare.E – al tempo stesso – mettiamo coloro che questi comportamenti virtuosi non li attuano nelle condizioni di assumersi le proprie responsabilità. E con loro le Istituzioni agiscano di conseguenza, usando la fermezza necessaria con chi non riconosce e non rispetta le leggi e le norme della convivenza civile.Caritas Ambrosiana, Casa della Carità, Acli Milano, Padri Somaschi