27/05/2008
di Cristina CONTI
Una nuova unità per accogliere i malati in stato vegetativo. È stato inaugurato il 16 maggio all’Istituto Palazzolo – Fondazione Don Gnocchi di Milano (via Palazzolo 21), il nuovo nucleo di 19 posti letto per aiutare le persone che si trovano in questa fase così delicata della vita. Si trova al primo piano della sezione “Generosa”, in camere attrezzate con solleva-persone a binari e dotate di un sistema di illuminazione che permette di variare l’intensità luminosa durante la giornata.
«Il nuovo nucleo collocato in spazi completamente ristrutturati e progettati, è stato realizzato ponendo particolare attenzione alle necessità degli ospiti, ma anche dei loro familiari, con l’obiettivo di offrire una migliore qualità di vita, che deve essere sempre considerata tale e quindi rispettata nella sua dignità», spiega Maurizio Ripamonti, direttore dell’Istituto Palazzolo.
L’impegno della Fondazione Don Gnocchi verso i più fragili abbraccia l’intero arco dell’esistenza, dai bambini agli anziani non autosufficienti. Negli ultimi anni l’assistenza si è estesa anche ai malati oncologici in stato terminale e alle persone in stato vegetativo persistente.
Il nucleo è stato progettato con grande attenzione ai particolari, pensando alle necessità delle persone che lo abiteranno, alle loro fragilità e a come migliorare una qualità di vita che molti non considerano vita. È dotato di palestra per la fisioterapia, vasca idroterapica per facilitare la mobilizzazione passiva del paziente in acqua e il suo rilassamento, locali-soggiorno per i familiari, spazi comuni e un ampio terrazzo. I lavori sono stati realizzati grazie al contributo della Banca Popolare di Milano.
All’Istituto Palazzolo di Milano l’avventura con le persone affette da grave cerebrolesione acquisita è iniziata nel 2002, nella sezione Montini, in seguito all’interessamento dei responsabili del Centro alle necessità del territorio milanese per ottenere disponibilità all’interno della struttura per accogliere persone in cosiddetto stato vegetativo che non potevano tornare al proprio domicilio.
«Il 25 febbraio Ciro, Afra, Anna, Maria, Giuliana, Rosanna, Felice, Luigina, Rolando, Attilio, Francesco e Cezar hanno traslocato nei locali del primo piano del Padiglione Generosa appena terminati i lavori di ristrutturazione – racconta la dottoressa Guya Devalle, responsabile dell’unità -. È stata una giornata particolare per tutti e ognuno ha reagito in maniera diversa: alcuni hanno continuato a girare la testa per guardare pareti e oggetti per ore, altri hanno chiuso di più gli occhi».
Complessivamente, dal 2002 a oggi, sono state ricoverate 26 persone, 9 donne e 17 uomini, con un’età media di 62 anni, il cui evento acuto è stato determinato in 12 casi da anossia cerebrale, in 10 casi da accidenti vascolari e in 4 casi da trauma cerebrale. Otto dei pazienti provenivano direttamente da vari reparti ospedalieri (3 da rianimazione, 3 da neurochirurgia e 2 da neurologia). La degenza media per le persone decedute è stata di 13 mesi.
«La valutazione della dignità della propria vita può essere espressa esclusivamente dal singolo nella sua totale consapevolezza – aggiunge la Devalle -. La relazione con il paziente e i suoi familiari è il metodo irrinunciabile per consentire un’adeguata informazione in questo senso. È nostra convinzione che la vita sia un bene di inestimabile valore che debba essere conservato il più possibile».
Le persone ospitate provengono da nove Paesi diversi: Cuba, Ucraina, Moldavia, Romania, Perù, Senegal, Marocco, Algeria e Italia. L’assistenza sanitaria prevede la presenza fissa in reparto di un medico responsabile, una caposala, tre infermieri professionali, 12 tra assistenti sanitari e assistenziali e operatori sociosanitari, e un assistente sociale.
Si avvale, inoltre, della collaborazione di un’équipe multidisciplinare, composta da fisiatra, fisioterapisti, otorinolaringoiatra, pneumologo, neurologo, logopedista, musicoterapista e psicologo. I pazienti ricoverati nel nucleo sono prevalentemente adulti, con gravi lesioni al cervello dovute a eventi traumatici o esiti di altre patologie. I ricoveri a tempo indeterminato sono a carico del Servizio sanitario regionale.