23/05/2008
di Maria Teresa ANTOGNAZZA
Mentre i giovani di molte parrocchie varesine hanno avuto nei giorni scorsi il loro primo impatto con le due strutture carcerarie dei Miogni e di Busto Arsizio, in occasione dell’iniziativa diocesana “Giovani e servizio”, continua inarrestabile l’impegno quotidiano dei volontari. Sono uomini e donne, adulti, anziani o giovani, che dedicano diverse ore della loro settimana all’incontro con i reclusi.
Almeno una cinquantina quelli che operano nella struttura di Busto Arsizio, dietro il coordinamento del cappellano, don Silvano Brambilla. «La presenza del volontariato è molto variegata: abbiamo due realtà che operano all’interno del carcere – spiega il sacerdote -, le associazioni Assistenti ai carcerati e alle loro famiglie di Busto Arsizio e di Gallarate e poi c’è l’associazione Volgiter, che sta per Volontariato giustizia e territorio, che cura i rapporti con l’esterno e che ha dato vita all’esperienza di Casa Onesimo».
Una ventina, circa, le persone che praticamente ogni giorno assicurano una presenza dietro le sbarre: «La cosa più importante che fanno i volontari che entrano in carcere – dice don Silvano – è il sostegno alla persona, con colloqui, incontri, ascolto e rapporti con i familiari. Diversi volontari affiancano il cappellano anche nella formazione religiosa e nella preparazione dei detenuti ai sacramenti cristiani. Naturalmente poi si cerca di fare ciò che è necessario per aiutare concretamente queste persone, soprattutto i molti stranieri che fuori non hanno nessuno a cui rivolgersi».
Ma l’impegno non finisce qui. C’è tutto il territorio circostante da sensibilizzare sul problema del carcere e più in generale della giustizia, ci sono gli ex reclusi da accompagnare nella loro nuova condizione, ci sono questioni concrete come la ricerca di un alloggio e di un lavoro una volta scontata la pena. È ciò di cui si occupa la Volgiter con i suoi volontari: un centro di ascolto per persone con problemi penali, per i loro familiari o per chi esce dal penitenziario e una struttura di accoglienza, Casa Onesimo, dove poter dare un tetto a chi altrimenti non saprebbe dove sbattere la testa.
Ascolto, disponibilità concreta a dare una mano quando serve e anche sostegno a iniziative culturali e di alfabetizzazione sono i campi d’azione anche per la dozzina di volontari varesini che fanno capo all’associazione “Assistenti volontari carcerari San Vittore martire”.
«Anche se attualmente in carcere sono molto aumentate le presenze di cooperative o enti, come il Centro Eda, che assicurano corsi di italiano o formazione professionale – spiega il vicepresidente Dino Golzi -, anche i nostri volontari contribuiscono alla promozione di diversi momenti di incontro e aiuto ai carcerati. Ci occupiamo di corsi di italiano, di un corso di inglese e anche della redazione del giornalino del carcere».
Anche in questo caso, è fondamentale il rapporto con il cappellano della Casa circondariale dei Miogni di Varese, don Fiorenzo Mina, che è anche assistente spirituale dei volontari di San Vittore. «Entriamo in carcere praticamente ogni giorno – spiega Golzi – e, insieme alla vicinanza alle persone, cerchiamo anche di portare ai detenuti aiuti concreti, come vestiario e qualche soldo per i francobolli o i generi di conforto».