22/02/2008
di Cristina CONTI
L’acqua milanese è buona. E va letteralmente a ruba. A lanciare l’allarme è la ricerca commissionata dalla Fondazione Civicum all’ufficio studi di Medio acna, relativa alla gestione dei costi, della qualità e dell’efficienza delle principali società pubbliche e private che operano nel settore idrico.
L’acqua che esce dai rubinetti di Milano e di gran parte dei Comuni della provincia ècontrollata, buona e soprattutto costa molto meno che nelle altre grandi città italiane. Le tariffe idriche del 2006 dimostrano che l ’acqua a Milano viene venduta a 0,55 euro per mille litri da Mm, che serve l’acquedotto di Milano e serve 1 milione e 300 mila abitanti. Il Cap, che serve 1 milione e 800 mila cittadini di Milano, Lodi e Pavia, sale a 0,66. Mentre Acea, l’acquedotto di Roma è a 0,8, l’acquedotto pugliese propone una cifra media di 1,44, Asm di Brescia fa pagare 0,94 per mille litri, e Hera, che opera a Bologna, arriva a 1,25 euro.
«Il servizio idrico di Milano ha specificità morfologiche che avvantaggiano. In particolare una falda poco profonda e una elevata densità abitativa che consentono di operare con una rete relativamente corta», precisano nel rapporto.
Ma la qualità non è in secondo piano. Nel 2007 la bontà dell’acqua portata in giro dal Cap è stata certificata da 15.967 analisi, con il controllo complessivo di 349.646 parametri. Milano ha svolto addirittura 28.500 analisi, aumentando i controlli del 35,7% nel giro del triennio 2003-2006. Addirittura è meglio dell’acqua minerale.
Secondo le rilevazioni il residuo fisso e il sodio, i due elementi principali utilizzati negli spot pubblicitari, hanno livelli ottimi. Il primo è compreso tra 300 e 600 milligrammi, molto al di sotto del limite consigliato di 1.500 al litro. Quanto al sodio, il limite di legge è di 200 milligrammi per litro e i valori trovati nei campioni sono compresi tra 1,5 e 1,1.
E in molti se ne sono accorti. Non mancano infatti i ladri d’acqua che individuano i bocchettoni degli acquedotti, li aprono con una tenaglia speciale, attaccano pompe e annaffiano orti, campi e vasche di impianti industriali. Questa voce pesa molto sul bilancio degli acquedotti, tra il 15 e il 10,3%.
Secondo i ricercatori esistono margini di recupero attraverso la riparazione delle falle, il recupero dell’evasione tariffaria, dei prelievi abusivi e in generale il miglioramento dei contatori presso le utenze.