18/03/2008
La proposta (o provocazione?) di un assessore del Comune di Milano di concentrare la prostituzione in un quartiere cittadino ha scatenato molte polemiche. La sortita non è originale: vale però la pena di considerarla, non certo per attuarla, ma per evidenziare il cuore della questione.
Quello della prostituzione è un problema complesso, ma non riconducibile solo a temi di ordine pubblico. Certo, per i cittadini è fonte di disagio e per nulla edificante il triste spettacolo che va in scena ogni notte laddove i potenziali clienti abbordano le prostitute: caroselli di curiosi, schiamazzi notturni, spettacoli hard sui marciapiedi… Occorre andare oltre agli aspetti superficiali, fino alla sorgente del problema. Per arginare il fenomeno e tentare di sradicarlo serve il coraggio di mettere in luce verità tanto scomode quanto facili da scoprire.
A portare sui marciapiedi “quelle” ragazze è la criminalità organizzata, il racket. La Caritas da anni lo grida: questa è la triste riedizione della tratta degli schiavi. È erigendo un fortino dell’eros a pagamento, un ghetto dove trasferire la prostituzione, che si risolve il problema? E le bande criminali che gestiscono il malaffare, mollerebbero la presa su questo mercato milionario? E che dire delle sorti (e dell’ulteriore degrado) del quartiere chiamato a ospitare questo penoso e umiliante commercio? In questa eventualità, lo Stato può accettare di certificare la mercificazione della sessualità, magari pretendendo l’Iva sul sesso a pagamento? Alle istituzioni non è forse più consono il compito di combattere la criminalità e rendere più abitabili le nostre città?
Ultima riflessione, a margine della proposta (o provocazione) dell’assessore: se il mercato della prostituzione è così fiorente, vuol dire che, oltre all’offerta, c’è anche la domanda. E i clienti? I giovani e gli adulti che pagano le prestazioni di prostitute e trans sono consapevoli di ingrassare un ingente affare criminale?
Per cortesia, non raccontiamoci storielle: non fingiamo di scandalizzarci davanti ai penosi spettacolini di chi si vende sulle strade e – soprattutto – non scarichiamo la responsabilità sulle prostitute: loro sono le vittime, non i colpevoli. Non vorremmo valga – anche qui – l’antico adagio in voga un tempo nelle osterie: «Qui il cliente ha sempre ragione».
Ben vengano le proposte serie. Ben venga il sostegno al Terzo settore impegnato nella faticosa opera di riscatto e di recupero di queste ragazze. E non si dica che lo fanno per scelta…