07/05/2008
di Cristina CONTI
In discoteca o nelle serate tra amici, sono sempre più i giovani che fanno uso di ecstasy. Solo per una volta, tanto per provare, per non sentirsi diversi dagli altri. Il consumo di ecstasy tra i giovani è in aumento del 400%: lo rivela un’indagine dell’assessorato alla Sicurezza della Regione Lombardia.
Derivata dall’anfetamina, secondo gli esperti l’ecstasy presenta almeno 250 varianti e può causare emorragia cerebrale, coma, febbre maligna e danni irreversibili al sistema nervoso centrale. E la discoteca è la principale imputata di questa impennata.
Ma questa sostanza non uccide solo gli abitudinari. Mal di testa, nausea, dolori addominali, vomito, e nel giro di poche ore si può essere confusi, avere difficoltà a respirare e convulsioni. La causa è l’abbassarsi dei livelli di sodio nel sangue e i balli, a volte forsennati, in discoteca accelerano i sintomi.
«L’ecstasy ha tutti gli effetti negativi delle anfetamine e in più una tossicità particolare sia in chi la prende qualche volta, sia in chi ne fa un uso abituale», spiega Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento dipendenze dell’Asl di Milano.
E i guai aumentano quando alle pasticche si aggiunge l’alcol. Nelle sale da ballo, infatti, nonostante i divieti, sudore e perdita di sali minerali vengono reintegrati con superalcolici, sostanze che abbassano ancora di più il livello di sodio nel sangue. «L’attività fisica intensa della discoteca fa il resto. Perché così si libera vasopressina, un ormone che aumenta il riassorbimento dell’acqua da parte del rene, e questo fa scendere ancora di più i livelli di sodio nel sangue», aggiunge Gatti. Un’ebbrezza che può portare alla morte subito, anche chi non ne aveva mai fatto uso in precedenza.
A morire per l’ecstasy sono più le ragazze che i ragazzi: per colpa degli estrogeni che riducono la capacità del cervello di opporsi all’entrata dell’acqua. E più i giovani che gli adulti. «Il cervello dei giovani occupa più spazio e in caso di edema le conseguenze possono diventare ancora più gravi, portando immediatamente al coma e alla morte», dice Gatti.
Oltre che aumentato, il consumo è anche cambiato. Se una volta l’uso di stupefacenti era legato al desiderio di trasgressione, oggi il vero obiettivo è lo sballo. «Quando il consumatore compra oggi una sostanza, nella sua testa non compra quella cosa in particolare, ma il risultato, la prestazione, il sentirsi all’altezza, una serie di condizioni considerate tuttora lecite, corrette e positive, pubblicizzate e socialmente condivise dagli stessi adulti», conclude Gatti.