È allarme per i bambini maltrattati a Milano. Secondo la Società Italiana di Pediatria, nel capoluogo lombardo su 157.684 bambini sotto i 14 anni. Mentre uno su mille subisce violenze non solo fisiche, ma anche psicologiche.
«Il numero è basso», spiega Fabio Baticci, chirurgo del Niguarda. Perché non sempre è facile riconoscere le lesioni provocate dagli adulti. Al pronto soccorso, infatti, i medici devono approfondire i motivi di alcune lesioni. Bruciature di sigarette e ustioni con il ferro da stiro, per esempio. Ma i piccoli possono anche morire di percosse. «Il 20% delle morti in culla sono provocate dagli adulti», aggiunge Baticci.
Alla base delle violenze ci sono sempre più le nevrosi dei genitori. «È sempre più raro lo schiaffo educativo – spiega Vittorio Carnelli, pediatra dell’Università degli Studi di Milano -. Molto spesso la causa è una nevrosi: è più facile, anche se da vigliacchi, scaricare le tensioni sul bambino, anche se è fragile, indifeso e non reagisce».
I genitori tornano a casa dal lavoro stanchi ed esauriti, e quando il lattante piange cercano di calmarlo scuotendolo. Con conseguenze gravissime: fratture alle costole, lesioni agli arti inferiori, ma anche al cervello. «Il pediatra deve avere il coraggio di entrare nella tana del lupo», conclude Carnelli.
Se da un lato, per contrastare il fenomeno, i pediatri devono essere attenti, informati e tenere gli occhi aperti, dall’altro è importante la prevenzione. Da tre mesi il Caf (Centro aiuto alla famiglia), in collaborazione con i reparti di neonatologia degli ospedali San Carlo e San Paolo, coordina visite a casa delle famiglie a rischio per verificare la situazione.
«Si chiama home visiting – racconta il professor Alberto Podestà, pediatra dell’Ospedale San Carlo -. Èun progetto-pilota che sta andando benissimo. In cura ci sono già sei casi».
L’età più a rischio è tra i due e i sei anni. Il trauma continua a essere la prima causa di morte infantile. Al Niguarda arrivano 180 casi all’anno, 40 dei quali in codice rosso, tra incidenti stradali, domestici e cadute. «La percentuale di mortalità è scesa dall’8% al 4. Anche grazie a un miglior coordinamento con il pronto soccorso», aggiunge Baticci. Ma quello dei maltrattamenti è l’unico fronte che non si riesce ad arginare.