«Punteremo molto sul coinvolgimento dei giovani e delle scuole dandoci anche maggiore visibilità per farci conoscere e riconoscere». Lo sostiene Lino Lacagnina (nella foto), presidente del Ciessevi.
Che ruolo ha il Ciessevi?
Un ruolo di formazione e promozione del volontariato, facciamo cioè attività di servizio e cerchiamo perciò di dare massimo risalto alle associazioni che tutti i giorni si spendono per i bisogni della società.
Qual è il bilancio dei primi 10 anni della vostra attività?
Personalmente sono alla guida del Centro da due anni e ogni volta sottolineo che ho ereditato una struttura estremamente ricca, soprattutto umanamente. La più grande soddisfazione è vedere il riconoscimento della nostra attività da parte delle associazioni, per il nostro sostegno formativo, sugli adempimenti fiscali piuttosto che sulle normative sempre più complesse. È chiaro: il volontariato in sé deve stare attento a non farsi strumentalizzare, ribadendo sempre che siamo chiamati a metterci al servizio dell’uomo.
Quale quadro ne emerge nel volontariato milanese di oggi?
Senz’altro un quadro positivo. Definire Milano capitale italiana del volontariato è un dato di fatto, testimoniato dal numero dei volontari in aumento. Certo, si confermano alcune tendenze, ad esempio un volontariato che rischia di invecchiare oppure la difficoltà di avvicinare i giovani. Si conferma anche una certa frammentarietà delle associazioni, numerose ma piccole. Prendere coscienza di questi aspetti ci permette di migliorarci.
Quali sono i vostri progetti futuri?
In vista del convegno, dove lo presenteremo, abbiamo realizzato un manifesto chiamato “Il volontario che vorremmo”. È un documento elaborato con modalità largamente partecipate dove moltissime persone hanno votato le priorità del biennio 2009-2011. Sono emersi otto obiettivi da raggiungere tutti insieme: al primo posto c’è l’esigenza di creare reti e sinergie tra le associazioni, ma anche incentivare la competenza e la consapevolezza sia dei nostri limiti sia delle nostre potenzialità. (a.c.)