29/12/2008
di Pino NARDI
Il lavoro per la dignità di ogni famiglia è il titolo di un paragrafo della terza tappa del Percorso pastorale di quest’anno. E la dice lunga sulle origini della proposta annunciata la notte di Natale dal cardinale Tettamanzi di creare il Fondo famiglia-lavoro.
«La certezza del lavoro, onesto e retribuito, è una delle esigenze primarie di ogni persona e della sua dignità. Dal lavoro la famiglia trae i mezzi per poter vivere e progettare il proprio futuro: il lavoro favorisce la coesione della famiglia, permettendole autonomia e operosità, intelligenza e creatività, capacità di sacrificio e giusta soddisfazione – scrive Tettamanzi nel Percorso -. Il lavoro e il giusto profitto sono per una famiglia i primi segni di condivisione della vita e dei beni, e rendono le persone libere, responsabili ed effettivamente capaci di contribuire alla società in cui vivono».
L’Arcivescovo nella sua riflessione-guida per il cammino diocesano affronta il tema nella sua complessità: «Oggi il mondo del lavoro, le sue proposte, le sue garanzie, le sue condizioni appaiono profondamente mutate: è un mondo dal volto nuovo, con un intenso influsso sulle persone e sulle abitudini della gente, un mondo che crea in non pochi casi situazioni fortemente problematiche, soprattutto ai giovani.
Il lavoro infatti si attua oggi entro una realtà sempre più complessa e spesso sfuggente. Il panorama internazionale delle risorse e la globalizzazione del mercato del lavoro, sia nelle fasce più umili come in quelle più altamente specializzate, hanno ormai generato un sistema di concorrenza sempre più aggressiva, con un’accentuata esigenza di mobilità, con nuove possibilità di sfruttamento disumano e disumanizzante delle persone».
Un tempo, il nostro, caratterizzato dalla precarietà: «Insieme però il mondo attuale del lavoro richiede spesso livelli molto alti di ricerca scientifica e di nuove specializzazioni, esige disponibilità così pressanti da parte delle persone che non raramente compromettono lo stile della convivenza umana e la stabilità delle relazioni familiari – sottolinea l’Arcivescovo -. Se da un lato si assiste spesso ad un impoverimento della produzione mentre si innalzano le esigenze dei servizi, dall’altro lato si parla di competenze ma non si garantisce una continuità professionale, si chiedono forze nuove ma si fa fatica ad inserire i giovani in un lavoro stabile. Nasce allora una situazione diffusa di precarietà, che tra i tanti problemi che oggi assillano la vita delle nostre famiglie è uno dei più difficili e pesanti da sopportare e da gestire perché genera ansia e senso di insicurezza».
L’impegno della Chiesa ambrosiana non si limita solo al nuovo Fondo annunciato: è stato infatti già stanziato un milione di euro per progetti di sostegno ai bambini di famiglie in difficoltà che non possono permettersi di pagare le rette scolastiche.