18/12/2008
di Pino NARDI
L’Expo «è occasione per riannodare legami, per creare opportunità di lavoro, di conoscenza, di apertura al mondo, di costruzione di un futuro solido. Lo stesso tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita” si offre a vaste e importanti riflessioni e iniziative concrete, che peraltro so essere già in parte avviate ad opera di istituzioni e di organizzazioni di volontariato in alcuni Paesi del mondo, dove l’emergenza alimentare è più forte e ha conseguenze drammatiche». Così il cardinale Tettamanzi, nel recente Discorso alla Città alla vigilia di S. Ambrogio, ha sottolineato le grandi potenzialità dell’Expo, che vanno valorizzate per non sprecare un’occasione storica. Non solo per la città, ma per il mondo intero.
«In questo senso l’Expo è già cominciata: e questo inizio è un segno che fa ben sperare per la crescita culturale e operativa di una solidarietà sempre più ampia – ha proseguito -. Così come è certamente da apprezzare il fatto che l’Expo non voglia identificarsi con una grande e singola costruzione simbolica, ma con la creazione di una “rete mondiale di cooperazione e solidarietà” per sradicare la fame e la povertà nel pianeta. Dialoghiamo, per realizzare al meglio l’Expo 2015, per una Milano che sia non solo meta d’arrivo di genti e di popoli della terra, ma anche punto di partenza di idee e di risorse per una solidarietà verso i Paesi più poveri del mondo. In particolare, tutti insieme e ciascuno nel proprio piccolo mondo, dialoghiamo – con franchezza – per il vero bene della nostra città e di chi la abita».
Sul fronte internazionale sono molti i progetti già partiti. Lo ha sottolineato il sindaco Letizia Moratti nella recente Assemblea generale del Bie a Parigi: sono 90 i Paesi interessati a iniziative concrete legate agli obiettivi dell’Expo, avviati 480 progetti che verranno realizzati nei prossimi sette anni. Gli accordi interessano molteplici ambiti: dall’alfabetizzazione alla sicurezza alimentare e qualità del cibo; dalla solidarietà alla cooperazione; dalle tecnologie agricole alla biodiversità; dall’innovazione della catena distributiva degli alimenti all’educazione alimentare. E ancora la difesa del territorio dai rischi ambientali e dai cambiamenti climatici e altro ancora.
I progetti interessano 20 nazioni europee, 24 africane, 17 asiatiche, 11 americane, 7 caraibiche e 6 dell’Oceania. «Il drammatico cambiamento dello scenario internazionale – ha detto il sindaco – rende ora i nostri sforzi e i nostri progetti tanto più urgenti e importanti per tanta gente e per noi. Vorrei allora condividere con voi un messaggio, una frase che mi sono sentita rivolgere dai nostri amici in Dakar nella mia ultima missione in Africa. È una frase che vorrei diventasse nostra e che è una sorta di “patto” per il 2015: “Siano questi i cambiamenti che noi vogliamo vedere nel mondo”».
Nei giorni scorsi, alla presenza del presidente del Togo, Faure Essozimna Gnassinghé, il primo cittadino ha confermato l’adesione al progetto per le giovani donne, «per migliorare la loro formazione professionale e poter accedere al mondo del lavoro, avviando esperienze di microimprenditorialità e quindi in posizioni di qualità attraverso corsi di formazione e training in aziende pubbliche o private – ha spiegato -. L’intesa, con durata pluriennale, prevede la formazione in Italia di ragazze in età scolare, anche con stage aziendale, per poter tornare nel loro Paese e avviare iniziative imprenditoriali».