30/01/2008
di Filippo MAGNI
Quando l’amore non basta. Ecco il diario “dell’impresa” di una nuova coppia: comprare casa.
12 gennaio. Stasera chiedo a Marta di sposarmi. Siamo fidanzati da cinque anni, io lavoro da quattro, lei ha finito l’università da poco e ha trovato un posto che le piace. A tempo determinato, d’accordo, ma le prospettive sembrano buone.
13 gennaio. Ha detto sì. Nell’entusiasmo del momento abbiamo iniziato a fare progetti: ci sposeremo il 30 agosto dell’anno prossimo.
2 marzo. Abbiamo prenotato il ristorante, iniziato il corso fidanzati, stilato la lista degli invitati. I siti internet garantiscono che a Milano ci sono migliaia di appartamenti in vendita, non sarà difficile trovare.
4 aprile. Mi correggo: trovarlo non è difficile, è impossibile, almeno a Milano. Da un mese giro per agenzie: un trilocale di 70 metri quadrati sfiora i 300 mila euro. Cerchiamo fuori città.
4 ottobre. È fatta: una casa in costruzione a Cernusco, c’è la fermata del metrò ed è vicino a Milano. I genitori hanno iniziato a lamentarsi: «Vi allontanate troppo». Penso a quando avremo bambini e loro, a causa della distanza, non potranno aiutarci. Senza traffico ho calcolato che li raggiungerò in 20 minuti.
20 settembre. 200 mila euro: è il costo della casa. E io in banca ne ho 50 mila. C’è poi da aggiungere la provvigione dell’agenzia, il costo del notaio, gli allacciamenti vari. Due cuori e una capanna? L’amore c’è, ma la capanna ha muri d’oro per costare così tanto?
29 settembre. Sono stato in banca: verso i 50 mila euro per iniziare a pagare la casa, accendo un mutuo per i restanti 150 mila e dò alla banca 900 euro al mese. Per quanto tempo? 30 anni, fino all’età della pensione.
19 ottobre. Abbiamo promesso all’agenzia che compreremo la casa, una volta finita. A garanzia, abbiamo versato 15 mila euro. Dovrebbero consegnarcela a dicembre.
21 novembre. La consegna è prorogata alla primavera.
29 agosto. Domani saremo una famiglia, nella nostra casa su cui pende un’ipoteca non eterna come la nostra unione, ma quasi. Il conto in banca è svuotato, si parte da zero. C’è da tirare la cinghia. Per i prossimi 30 anni.