27/10/2008
di Enrico VIGANÒ
Venticinque parrocchie sparse su 13 Comuni, per un totale di 100 mila abitanti. Il decanato di Cantù-Mariano Comense è una realtà pastorale tra le più consistenti e dinamiche della diocesi. Numerosi i gruppi e le associazioni di impegno cristiano presenti nelle singole parrocchie, molti gli incontri e i momenti di catechesi e di formazione che vengono promossi unitariamente dai 41 sacerdoti che compongono il decanato.
Ieri, al Palazzetto dello sport di Cucciago, il cardinale Tettamanzi ha celebrato la messa a conclusione della visita pastorale. Martedì scorso aveva trascorso tutta la giornata in decanato, incontrando prima i sacerdoti e poi i consigli pastorali ed economici parrocchiali per “sentire il polso” e la vitalità del decanato.
«In questi giorni – così il decano don Giovanni Montorfano sintetizza i risultati della visita pastorale dell’Arcivescovo – abbiamo presentato al Cardinale il lavoro pastorale e le attività fin qui svolte, ma anche le problematiche esistenti. Le nostre parrocchie sono tutte molto vivaci. Nel nostro decanato c’è una presenza di gruppi di volontari molto significativa, con case di accoglienza per immigrati e un centro di ascolto decanale attivo tutti i giorni e operante in due sedi, Cantù e Mariano Comense. Ci sono tre scuole di ispirazione cristiana: la scuola delle Suore Sacramentine di Cantù (460 alunni), la scuola di Santa Marta di Vighizzolo (500 alunni) e la scuola di Inverigo (370 alunni), senza elencare le numerose scuole materne presenti. Nel nostro territorio esistono anche due ospedali: a Cantù l’assistenza spirituale è affidata ai Padri Concettini, mentre a Mariano a una suora delle Ancelle della Carità in collaborazione con monsignor Luigi Oldani e i sacerdoti».
In diocesi si sta radicando sempre più una “ecclesiologia di comunione” finalizzata a favorire i legami tra le parrocchie di ogni decanato e la condivisione del cammino pastorale tra sacerdoti. Qui come procede?
Diceva il cardinale Martini che il decanato è l’esplosione missionaria delle nostre comunità che si esprime nella collaborazione in alcuni settori dove la parrocchia da sola non riesce. Oltre il Centro di Ascolto e il Centro di aiuto alla vita che operano con efficacia, a breve vorremmo far nascere anche un consultorio familiare. Ogni anno viene promosso un corso per le famiglie. Non nascondo che si faccia fatica a coinvolgere tutte le realtà parrocchiali in un lavoro unitario, tante volte anche per la ricchezza di iniziative esistenti nelle varie zone del decanato.
In questo cammino di comunione risultano fondamentali le comunità pastorali: a che punto sono in decanato?
In decanato esiste solo una comunità pastorale, quella di S. Vincenzo di Cantù, costituitasi due anni fa, con cinque sacerdoti. Per il prossimo anno è stato annunciato che verrà istituita un’altra a Figino Serenza. Certamente le comunità pastorali devono inserirsi nelle attività del decanato, in modo che non vengano intralciati il compito e il ruolo del decano, inteso come uomo di comunione, che favorisce il lavoro d’insieme in tutte le parrocchie del decanato.
Quali sono i problemi sociali più impellenti?
È sicuramente quello dell’integrazione degli immigrati. Per cercare di rispondere a questa impellenza abbiamo aperto presso il Centro di Ascolto uno Sportello per gli immigrati. Un secondo problema molto sentito è quello della crisi economica soprattutto nell’artigianato.
Qual è la rispondenza e la partecipazione dei giovani alle iniziative decanali?
Viviamo in una società “liquida” dove la ricerca di valori solidi della verità anziché farci liberi, come dice Gesù, sembra renderci schiavi. È faticosa l’aggregazione degli adolescenti e dei giovani, è faticoso far loro percorrere cammini evangelici. Come penso dappertutto, abbiamo gli oratori feriali pieni, mentre durante l’anno in parecchi oratori l’attività si riduce allo sport, anche se non mancano iniziative a livello parrocchiale e decanale: Scuola della Preghiera, Scuola della Parola, esercizi spirituali.
Cosa si attende il decanato di Cantù-Mariano dalla visita pastorale del Cardinale?
Ci aspettiamo che la verifica fatta nei singoli consigli pastorali sulla celebrazione eucaristica, sulla pastorale familiare, trovi concreta attuazione nelle abbondanti indicazioni diocesane. Ci auguriamo una comunione sempre più intensa tra noi sacerdoti, con l’Arcivescovo e il vicario episcopale, fatta di ascolto e di dialogo. Come pure ci auguriamo che, da una vita interiore forte dei presbiteri e dei laici si possa realizzare una Chiesa sempre più viva, dove le nuove strutture decanali, di comunità pastorali, nascano da un radicamento indispensabile in Gesù. In questo anno di San Paolo, l’uomo della fede, ci auguriamo di diventare tutti più convinti che prima e sopra tutte le strutture c’è il Signore Gesù, garanzia sicura di missionarietà.