La crisi investirà per primi i cosiddetti lavoratori “atipici”, perché i loro contratti giunti a scadenza potranno non essere rinnovati.
In Italia gli atipici sono oltre 4 milioni: circa 800 mila collaboratori a progetto, 600 mila lavoratori “a somministrazione” (gli ex interinali), 2 milioni e 250 mila lavoratori a tempo determinato, 125 mila collaboratori occasionali, 190 mila professionisti con partita Iva. Rappresentano il 15% della forza lavoro complessiva. Nel 40% dei casi (circa un milione e mezzo di persone), l’occupazione atipica prosegue per più di tre anni, ma il 13% lavora “a scadenza” da oltre 10 anni. Gli atipici di lunga durata hanno fra i 30 e i 40 anni, sono in maggioranza donne, più presenti al Sud che al Nord. Sono occupati in media sei mesi l’anno e nel 76% dei casi (dati del 2006) svolgono quel tipo di lavoro per l’impossibilità di trovarne uno fisso.
Secondo alcuni osservatori, entro il 2009 verranno meno un milione di posti di lavoro atipici. Nella pubblica amministrazione, per esempio, è stato stabilito che dal prossimo 1˚ luglio chi ha oltre tre anni di precariato alle spalle non potrà più essere “stabilizzato”. Tra i provvedimenti per ora adottati dal Governo, una una tantum fra i 700 e i 1200 euro per circa 80 mila collaboratori a progetto e una estensione della cassa integrazione per i contratti a tempo determinato.