È l’Uganda la destinazione di Margherita Carbonaro, 28 anni, originaria di Milano e specializzanda in chirurgia generale. Dal 14 luglio, con Medici con l’Africa Cuamm, trascorrerà un periodo di 6 mesi ad Aber, a nord della capitale Kampala, grazie al progetto Jpo (Junior Project Officer) che permette agli specializzandi di fare un’esperienza in Africa riconosciuta nel loro percorso formativo di giovani medici.
«Sono molto entusiasta di questo percorso che sta per cominciare, anche se non mancano i timori – dice Margherita, che ha esperienze di volontariato anche in Kenya e ad Haiti -. Credo che in Uganda dovrò rivedere il mio modo di lavorare, che qui in Italia è supportato da tanti strumenti e risorse. Avrò a che fare con situazioni complesse, con la morte che viene affrontata in modo diverso rispetto a quello a cui sono abitata. Non sarà facile, ma cercherò di fare del mio meglio anche per instaurare relazioni importanti con i colleghi e il personale locale».
Il Cuamm in Uganda
Il Cuamm opera in Uganda dal 1958 e nell’ultimo anno ha supportato circa 400 strutture sanitarie con oltre 100 operatori, soprattutto locali. L’ospedale di Aber, dove andrà Margherita, si trova nella regione settentrionale, all’interno della sub regione Lango, nel distretto di Oyam. Si tratta di un ospedale diocesano, di proprietà della Diocesi di Lira, che offre servizi a un bacino di utenza di oltre 380 mila persone, ha 178 posti letto e in un anno effettua oltre 11.000 ricoveri e più di 3.300 parti.
Il Cuamm è presente ad Aber dal 1965, anno dell’invio dei primi medici, e da allora supporta l’ospedale e la rete sanitaria dell’area prendendosi cura di mamme e bambini, oltre a occuparsi della salute degli adolescenti, con servizi e attività a livello sanitario, scolastico e comunitario.
Una corsa a ostacoli
Tre lunghi anni di pandemia hanno purtroppo indebolito un già fragile sistema sanitario e registrato una significativa riduzione dell’accesso agli ospedali. E poi i cambiamenti climatici, la siccità e l’instabilità dovuta ai conflitti. Un terribile circuito vizioso dove povertà, malattia e miseria determinano altra povertà, malattia e miseria.
La vita in Africa è una corsa a ostacoli, una salita accidentata dove fatiche si sommano a fatiche e pesi a pesi, con il rischio finale di rimanere schiacciati e che a pagare siano sempre e solo i più poveri, e le fasce più deboli, mamme e bambini. La sfida è restare accanto alla popolazione africana nelle sue battaglie quotidiane, che diventano ogni giorno sempre più grandi. Per questo, per Medici con l’Africa Cuamm è ancora più importante dare continuità ai progetti e fornire assistenza sanitaria a chi ha più bisogno.