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Testimonianza

Rozzano, oltre i pregiudizi una comunità viva e collaborativa

In una città attonita per l'omicidio del giovane Manuel, don Roberto Soffientini, responsabile della Comunità pastorale Discepoli di Emmaus, racconta una realtà diversa da come viene dipinta, con una forte rete tra scuole, associazioni e volontariato, nonostante le difficoltà sociali tipiche delle periferie

di Lorenzo GARBARINO

14 Ottobre 2024

Domenica 13 ottobre più di 400 persone si sono raccolte a Rozzano, alle porte di Milano, per una fiaccolata in ricordo di Manuel Mastrapasqua, il ragazzo di 31 anni deceduto nella notte tra il 10 e l’11 ottobre a seguito di una rapina.

Al corteo hanno partecipato anche i rappresentati della comunità cristiana della città, tra cui don Roberto Soffientini, responsabile della Comunità pastorale Discepoli di Emmaus: «Non conoscevo personalmente Manuel, ma una sua ex insegnante e mia parrocchiana me lo ha descritto come un ragazzo molto buono e gentile, sempre pronto a fare il suo dovere. Abbiamo voluto fortemente partecipare a questo momento di raccoglimento per non lasciarsi andare, sia pure in un momento di grande dolore, a richieste di vendetta. Preghiamo per entrambe le famiglie, perché oggi sono distrutte sia la famiglia della vittima, sia quella del colpevole. Affinché sia fatta giustizia, chiediamo che la pena sia equa. Noi saremo sempre dalla parte della giustizia e soprattutto chiediamo un maggior presidio del territorio».

I semi di speranza

Non è casuale l’ultima richiesta del sacerdote. Da anni, la città di Rozzano si porta dietro una nomea di luogo malfamato, in mano alla criminalità. Chi vive però tutti i giorni il territorio non è d’accordo sullo stereotipo a cui è rimasto impigliato. Don Roberto descrive un territorio che sì, ha problemi sociali, ma proprio come avviene in tutte le periferie delle grandi metropoli. Citando le parole di papa Francesco, il sacerdote racconta che esistono «tanti semi di speranza».

L’intera Rozzano è rimasta attonita per la vicenda, avvenuta in un momento d’intensa collaborazione con l’amministrazione comunale e le varie entità educative locali per far emergere anche l’altra faccia del territorio. «I dirigenti scolastici hanno svolto un lavoro eccellente, coinvolgendo le scuole in tantissime attività. Un esempio delle nostre eccellenze è il liceo Calvino. Oggi abbiamo anche un Centro associazioni di volontariato che raccoglie più di 30 realtà, alcune laiche, davvero belle. La nostra comunità cristiana è molto attiva, ma purtroppo non se ne parla molto. Le persone vivono bene e sono felici di stare qui, ma veniamo giudicati per eventi che non rappresentano tutta la realtà. Invitiamo tutti a venire a trovarci e a non restare ai margini delle notizie».

Pur essendo a Rozzano da sette anni, don Roberto è nato e cresciuto a Gratosoglio, e da bambino la frequentava. Nel tempo, afferma, la città è cambiata molto, in meglio. Tornando sul volontariato, il sacerdote elenca il lavoro svolto dalle attività sportive in collaborazione con gli oratori, che oggi contano più di 400 ragazzi e ragazze iscritti.

Negli anni sono cresciuti anche luoghi di aggregazione e socialità, come la Biblioteca della Cascina grande e l’Osservatorio astronomico. «Luoghi di cultura – afferma don Roberto -, di aggregazione, ma soprattutto di grandissima educazione alla socialità, alla convivenza, a un vivere civile».

I problemi irrisolti

Per il sacerdote restano comunque forti questioni di disagio sociale, a cominciare dalle nuove povertà e dai problemi della casa. Per un monolocale in affitto sono necessari 700 euro al mese, e i bed & breakfast hanno una richiesta di 85 euro a notte. «Mi spiace dirlo, ma chiedo un cambio di strategia dell’Aler sulle case popolari. Non è possibile che, su 7500 appartamenti popolari, ce ne siano più di 150 chiusi. Si facciano i lavori di adeguamento e siano assegnati».