Per contrastare l’emergenza abitativa di Milano, il sindaco Giuseppe Sala ha dichiarato la scorsa settimana che sarebbero necessari 10 mila appartamenti in affitto a meno di 500 euro al mese.
La proposta è stata illustrata all’assemblea Assimpredil Ance, dove era presente anche il nuovo assessore alla Casa, Guido Bardelli, che da quest’estate è succeduto a Pierfrancesco Maran, oggi eurodeputato. Secondo il sindaco, la misura sarebbe destinata principalmente ai cittadini che guadagnano tra i 1.500 e i 2 mila euro al mese, ampiamente fuori dai parametri per le case popolari, ma senza le risorse richieste dall’attuale mercato immobiliare.
Pubblico e privato
Per realizzare il progetto, l’auspicio di Sala è una collaborazione tra privati e pubblico, con quest’ultimo che metterebbe a disposizione le aree e parte delle risorse. In cambio di opere di housing sociale sostenibili. Tra le realtà che negli anni si sono spese nel settore c’è il Consorzio cooperative lavoratori. «Innanzitutto, se dovessi dare un consiglio – commenta il presidente del Ccl, Alessandro Maggioni – non farei numeri. Specialmente questi roboanti sono molto appetibili, ma spesso si scontrano con la realtà. In ogni caso, siamo contenti se il sindaco decide di intraprendere questo percorso. Anche perché le nostre necessità sono chiare: noi non chiediamo tempi brevi, chiediamo tempi giusti, soprattutto per il ritorno sociale della questione. Se il pubblico mette a disposizione aree bonificate e urbanisticamente coerenti, non alienando pezzi di patrimonio, ma prestandoli per un lungo tempo (anche in base a principi liberali), possono sussistere le basi per costruire case per il ceto medio e medio basso, e restituire una Milano che non sia più una città classista, ma interclassista».
In 50 anni di attività, il Ccl ha realizzato a Milano e provincia alloggi per famiglie a costi inferiori tra il 30 e l’80% rispetto ai valori di mercato. Negli ultimi 15 anni, il Ccl ha sviluppato alloggi in affitto a canone convenzionato, tra i 55 e i 90 euro al metro quadro. Tra le collaborazioni attive al momento ci sono quelle con Coima su Porta Romana. Progetti che, messi insieme, porteranno alla realizzazione di circa 1.300 alloggi complessivi, di cui almeno 400 destinati all’affitto. «Qui, il nostro obiettivo è consegnarli entro il 2030», afferma Maggioni.
Un aspetto spesso trascurato, ma che Maggioni sottolinea, è la necessità di realizzare opere in termini congrui. «Quello che non serve, sono annunci mordi e fuggi. Io ho memoria di iniziative che sono durate anche fino a 7-8 anni. Tra la procedura urbanistica e la costruzione fisiologica, dovrebbe invece assestarsi attorno ai 5 anni. E qui bisogna sottolineare che, per qualsiasi progetto pensato oggi, servono almeno queste tempistiche per avere i risultati. Prima sono irrealizzabili».
La questione delle case popolari
Senza dimenticare il patrimonio immobiliare delle case popolari. Oggi a Milano ci sono 63 mila alloggi di Edilizia residenziale pubblica, di cui 27 mila di proprietà del Comune. Di questi, 2.800 alloggi risultano sfitti, ma servirebbe prima una riqualificazione. Interventi a cui il Comune ambirebbe da diverso tempo. Tra le proposte per realizzare il progetto, in passato si era pensato di vendere le case di maggior valore, con cui finanziare il resto degli appartamenti. Proposta al momento accantonata dall’assessore Bardelli.