Link: https://www.chiesadimilano.it/news/milano-lombardia/larcivescovo-alla-cisl-che-cosa-chiedo-al-sindacato-2823379.html
Sirio 17 - 28 febbraio 2025
Share

Milano

L’Arcivescovo alla Cisl: «Che cosa chiedo al sindacato»

Nella visita alla sede regionale molte risonanze del recente Discorso alla Città. Nel suo intervento monsignor Delpini ha auspicato una visione a lungo raggio del lavoro, la capacità di sostenere i migranti e uno stile non conflittuale nella difesa dei lavoratori

di Annamaria BRACCINI

13 Dicembre 2024
L'Arcivescovo durante il suo intervento (Agenzia Fotogramma)

La visione del lavoro di domani, un sindacato che sappia accogliere e sostenere chi arriva nelle nostre terre da lontano e uno stile che non crei scontri e contrapposizioni pregiudiziali. Queste le tre indicazioni che l’Arcivescovo, anche nella sua veste di Metropolita di Lombardia, lascia ai molti cislini e cisline che partecipano all’incontro nella sede dell’Unione sindacale regionale della Cisl.

Accompagnato da don Nazario Costante, responsabile del Servizio diocesano per l’Azione sociale e il Lavoro, monsignor Delpini viene accolto dal segretario generale della Cisl lombarda, Ugo Duci, da molti altri responsabili di categorie e da alcuni segretari di altre province lombarde. «Questa sede di via Vida, non solo idealmente, ma fattivamente, è la casa “madre” degli oltre 730 mila donne e uomini associati alla Cisl nella nostra regione, dei più di 7.500 delegate e delegati nei luoghi di lavoro privati e pubblici, dei 700 agenti sociali pensionate e pensionati che accolgono e servono le persone che accedono alle nostre sedi periferiche, dei 770 operatrici e operatori del nostro Servizio fiscale, dei 150 del nostro Patronato, dei 250 del nostro Ente di formazione professionale» dice, il Segretario, invitando l’Arcivescovo al prossimo Congresso regionale che si terrà il 17 giugno 2025.

Il richiamo del Discorso alla Città

Il riferimento è al recente Discorso alla Città con cui, continua Duci, «lei ha richiamato tutti a riconsiderare almeno tre elementi chiave del “lavoro buono”: la sicurezza, il salario e la qualità. Com’è naturale, stante la nostra missione nella società lombarda – rappresentare, tutelare e servire le donne e gli uomini che lavorano, che cercano un lavoro, che hanno lavorato un’intera vita e oggi sono in pensione -, ci hanno profondamente colpito i suoi richiami alla “stanchezza” della gente che lavora, non dovuta tanto alla fatica, all’impegno, alla responsabilità del lavoro, che ne sono fattori intrinsecamente costitutivi, ma figlia del sempre più diffuso disconoscimento del valore che il lavoro deve avere per ogni persona. Valore di senso, valore di vita, di appartenenza a una comunità, di emancipazione e liberazione, mai disgiunti dal riconoscimento economico necessario a condurre una vita dignitosa», conclude Duci.

Dopo le testimonianze di Kelly Bassi e Sergio Marcelli, rispettivamente segretari generali della Felsa (la categoria dei lavoratori precari, interinali) e della Fnp (il sindacato dei pensionati), e dell’operatore Michele Spadaro, prende la parola l’Arcivescovo.

Il momento di preghiera tenuto durante l’incontro (Agenzia Fotogramma)

L’intervento dell’Arcivescovo

«Sono qui per fare un augurio e per benedire che significa dichiarare un’alleanza. La benedizione non è una parola magica per assicurare la soluzione dei problemi, ma significa che Dio è alleato del bene e che, quindi, quando facciamo il bene possiamo avere la certezza che il Signore opera con noi. Per questo dobbiamo avere fiducia, coraggio e audacia», sottolinea monsignor Delpini che indica, appunto, alcune piste di riflessione, sintetizzate in tre parole.  

La prima: «Una visione del lavoro nel sindacato che non sia solo offrire una serie di servizi, seppur necessari. Molti segnali dicono che il mondo del lavoro sta cambiando in maniera rapida. Operare per i lavoratori vuole dire certamente assisterli, ma avere anche una prospettiva su forme di lavoro che tendono sempre più a isolare che a convergere, che vanno verso il mondo digitale e della delocalizzazione. Su tali aspetti, quale visione abbiamo dell’uomo e della donna che lavorano e delle prospettive che si vanno profilando?».

Un secondo capitolo riguarda il sindacato stesso: «In che modo il sindacato si prende cura dei lavoratori? Un luogo comune dice che il sindacato si fa carico di chi il lavoro o una pensione ce l’ha, però mi domando perché non si riesca ad avere la capacità di interagire con chi non ha lavoro, chi non lo cerca, chi è ai margini».

L’Arcivescovo al termine dell’incontro. Al suo fianco il segretario regionale della Cisl Ugo Duci (Agenzia Fotogramma)

Dalla parte dei più marginali

È evidente, suggerisce ancora l’Arcivescovo, «il bisogno di protezione, di incoraggiamento e di formazione di fasce molto particolari come i migranti. Su questo tema vedo un’Europa spaventata, che tende a difendersi e non a interpretare il fenomeno: ma questo è un tema strategico. Noi come Diocesi abbiamo elaborato l’immagine della Chiesa dalle Genti per cui ogni persona cattolica che venga da lontano deve sentire sua la Chiesa ambrosiana».

Similmente, quindi, vi deve essere una visione della globalità del mondo che si muove a cui il sindacato deve prestare attenzione: «Chiediamoci che funzione ha il sindacato nel contesto di un movimento migratorio accentuato, con la contraddizione di aver bisogno di lavoratori, ma di respingere chi vuole lavorare qui». Infine, «lo stile nella difesa dei lavoratori che non crei l’emergere di inimicizie pregiudiziali e di scontro».

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie