La moda adattiva esiste da anni, ma in Italia ancora si conosce poco. Si tratta di abbigliamenti progettati soprattutto per venire incontro alle esigenze delle persone con disabilità. Questo avviene tramite alcuni accorgimenti sui vestiti, che permettono di indossarli in autonomia o far sì che siano comodi e su misura.
A una settimana dall’apertura della Milano Fashion Week, Palazzo Marino si fa promotore di un convegno sul tema. Sabato 18 febbraio sarà infatti presentata nella Sala Alessi una iniziativa dedicata all’inclusione e all’accessibilità, che nasce dalla storia personale di Davide Caocci, presidente di AFI, Adaptive Fashion Italy: «Da ormai cinque anni mi muovo in sedia a rotelle, e da allora mi sono imbattuto nelle difficoltà che una persona con disabilità affronta ogni giorno».
È stato proprio in quel momento che Caocci ha scoperto che neppure comprare i vestiti fosse una passeggiata. «Trovare capi di qualità, e che fossero indossabili da persone con esigenze particolari, non era semplice. Non si può neppure pensare che ci si possa vestire sempre con una tuta da ginnastica. Da allora è nata la nostra campagna di sensibilizzazione. Se un capo è comodo a tutti, lo è anche per una persona con disabilità».
Il convegno del 18 febbraio non sarà solo sull’inclusività dell’abbigliamento. Un luogo accessibile necessita infatti ancora oggi di eliminare le barriere architettoniche, come ha pensato anche l’architetta Caterina Fumagalli. «Grazie al suo contributo – spiega ancora Caocci – abbiamo progettato il punto vendita per una persona disabile. Può sembrare una cosa banale nel 2023, ma capita che non si possa provare il capo perché il camerino è ancora inaccessibile per chi è in sedia a rotelle».
Un’attenzione importante anche dal lato economico. Marche come Zalando o Tommy Hilfiger già da anni sono entrate nel mercato della moda adattiva, che diventerà un business sempre più remunerativo, soprattutto in futuro. Spiega Caocci: «Secondo alcune stime della Camera della Moda, il settore della moda adattiva entro il 2026 potrà valere anche 400 miliardi di dollari. E bisogna ricordare come la disabilità può colpire chiunque, anche temporaneamente. Rompersi una gamba o dover passare mesi su una sedia a rotelle sono cose a cui non si pensa molto, se non quando accadono sulla propria pelle».
Lo scopo del convegno resta però la promozione di una cultura diversa. Per Caocci l’obiettivo resta raggiungere il maggior numero di case con questo messaggio: «Il diritto al bello deve essere propagandato da chi produce moda, anche con piccoli accorgimenti. Vorremmo poi coinvolgere in questi progetti anche le scuole di design, così che ci siano sempre più giovani attenti a queste esigenze. Un nostro sogno poi è di riuscire a realizzare campagne con le catene di vendita, educando anche il personale alle esigenze minime che può avere chi ha una disabilità».