Qualcosa si è rotto a Milano. Una metropoli che ora si trova a un bivio: o rilanciare la sua anima accogliente, che sa integrare, che dà le possibilità di realizzare i propri sogni, oppure una realtà che imbocca nuovamente una strada di efficienza fine a stessa, ma di una sostanziale chiusura.
È il filo rosso del dibattito emerso in occasione della presentazione del Rapporto sulla città 2022 promosso dalla Fondazione Ambrosianeum, realizzato grazie al contributo di Fondazione Cariplo ed edito Franco Angeli (liberamente scaricabile qui). Questo volume chiude la straordinaria stagione di Rapporti sulla città lunga 30 anni con un’edizione speciale di Rapporto-in house, per inaugurarne presto una completamente rinnovata.
Gli autori
Tra gli autori di queta edizione i componenti del Consiglio direttivo e di alcuni membri del Comitato sostenitori della Fondazione. Tra gli autori l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini; il presidente della Fondazione Marco Garzonio; il rettore della Cattolica Franco Anelli; il direttore della Caritas Luciano Gualzetti; e tra gli altri Elena Granata, Rosangela Lodigiani, Giorgio Lambertenghi Deliliers, Mario Colombo, don Matteo Crimella, Elisabetta Falck. Il volume è arricchito inoltre dagli scatti di Margherita Lazzati, che accompagna il lettore in una Milano contesa tra passato, presente e futuro.
Il sottotitolo La Milano che siamo, la Milano che sogniamo rende bene l’obiettivo di questo Rapporto, che fa il punto su luci e ombre della metropoli, sulla sua complessità, ma soprattutto guarda al futuro dopo gli anni della pandemia e alla guerra in corso.
Granata: «Ci vuole una scossa»
In questo «diario intimo collettivo», come sottolinea Elena Granata, docente al Politecnico di Milano, «il cuore è la novità di un gruppo di milanesi appassionati, intelligenti, competenti che finalmente prendono la parola sulla città che amano, perché in questo momento ha bisogno di essere scossa. Il sogno più diffuso tra i cittadini? Anche se non lo sanno è quello di avere una città accogliente, capace di integrare e allargare il cuore. Quando Milano perde questa capacità di essere accogliente, di integrazione, all’avanguardia – quindi un passo avanti del resto del Paese – diventando reazionaria, che si chiude e punta solo sulla ricchezza, perde la sua anima».
Insomma “l’intellighenzia” milanese esce dal silenzio degli ultimi anni per dare un contributo a una città che rischia di scivolare, dopo la «rincorsa presa da Expo», quando il messaggio era «se vieni a Milano puoi realizzare il tuo sogno». Una promessa con risposte contraddittorie: i giovani attirati, ma che poi non trovano casa per i prezzi proibitivi; una città che si raffigura green sempre più vivibile, ma che poi scala le classifiche tra le più inquinate al mondo; polmone verde, che poi non trova lo spazio per piantare nuovi alberi. Tuttavia Granata pensa che si possa ancora cambiare ritrovando la propria anima.
Lodigiani: «Un lavoro che lega»
«Sogno una Milano che riparte dal lavoro come legame sociale – sottolinea Rosangela Lodigiani, sociologa della Cattolica, per oltre un decennio curatrice del Rapporto, prendendo il testimone da Eugenio Zucchetti, prematuramente scomparso -, da un cambio di paradigma che fa vivere la città in un modo nuovo; che apprende le lezioni della pandemia che ci hanno insegnato che i lavori di cura sono fondamentali; che abbiamo bisogno di valorizzare questo lavoro al di là della capacità di produrre valore economico, perché capace di tessere legami, dell’essere interdipendenti gli uni con gli altri. Sogniamo una Milano inclusiva, capace di integrare le sue diverse anime, una città che non insegue l’efficienza, che sa di essere complessa e che ha bisogno di funzionare bene, come un sistema specializzato, ma senza perdere identità e anima».
Garzonio: «I sogni dei migranti»
Parla di un museo del sogno Marco Garzonio, presidente dell’Ambrosianeum: «È il tentativo di condensare tutte le idealità possibili, una città a dimensione umana davvero con tutte le possibilità di crescita sostenibili, ma nello stesso tempo finalmente di rappresentare i sogni dei veri sognatori di questo momento storico, che sono i migranti. Chi rischia la traversata del Mediterraneo osa la speranza. Dobbiamo mettere insieme cultura, letteratura, poesia, arti e cinema occidentali con i nuovi sogni di queste persone che sono le uniche a rischiare la vita per qualcosa. Mentre noi, purtroppo, oggi viviamo dei nostri piccoli e a volte meschini sogni, di mantenere il livello di benessere che riusciamo a raggiungere, senza sapere che in questo modo escludiamo tanti nostri concittadini (le povertà, chi non riesce a curarsi o chi non può affittare neanche un locale a Milano)».
Lerner: «Il rischio di inciampare»
Dunque, qualcosa si è rotto: lo condivide anche il giornalista Gad Lerner quando vede una Milano correre da un evento all’altro, dall’Expo alle Olimpiadi, ma poi «c’è il rischio di inciampare». Anche lui ha un sogno: «Il 21 marzo ho visto un corteo studentesco convocato da Libera e don Ciotti con migliaia di ragazzi. Vedevo fisicamente come è cambiata la composizione della scuola, una scolaresca multietnica con la bandiera di Libera e il velo. Il mio sogno è che quello che ho visto in quel corteo diventi promozione sociale. Oggi non è così».