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Legalità

La Cooperativa Madre Terra apre i cancelli di Quintosole

Venerdì 20 maggio la presa di possesso di un terreno confiscato, diventato bene comune, su cui si basa un nuovo progetto di agricoltura sociale e di prossimità

17 Maggio 2022

«Coltiviamo legalità. Dal recupero dei terreni alla conversione dei territori» è il nuovo progetto di agricoltura sociale e di prossimità che la Cooperativa Madre Terra svilupperà su un terreno confiscato alla criminalità organizzata, sito in via Quintosole a Milano. Venerdì 20 maggio, alle 11, la presa di possesso ufficiale del terreno insieme alle scuole, le associazioni del territorio e le Istituzioni (vedi qui il volantino).

Un progetto ambizioso che intende trasformare questo terreno, in stato di abbandono dalla confisca definitiva nel 2013, in una realtà agricola sostenibile, luogo di lavoro, di formazione e di interscambio culturale.

Una “rete” di realtà

Don Massimo Mapelli, presidente della Cooperativa, sulla scia delle precedenti esperienze nel campo dell’agricoltura sociale e della gestione di diversi beni confiscati alla criminalità organizzata, sceglie di intraprendere questo percorso con i ragazzi di Madre Terra e coinvolgere la comunità locale nel percorso di riqualificazione e valorizzazione del bene, promuovendo cittadinanza attiva e inclusione sociale, «mettendo in campo tutte le forze sociali e costituendo una rete di organizzazioni che trasformi il bene confiscato in bene comune».

Il progetto prevede l’attivazione di un orto di 6000 mq, uno spazio di produzione agricola, rispettosa dell’ambiente e della biodiversità, dove offrire opportunità di formazione e di lavoro a tanti giovani. È prevista inoltre la realizzazione di uno spazio per la fruizione didattica, che ospiterà attività, eventi culturali e ricreativi rivolti alla comunità locale, alle scuole, alle famiglie e ai giovani del territorio per approfondire i temi della giustizia sociale, della lotta alle Agromafie e del riutilizzo dei beni sottratti alla mafia e reimpiegati in agricoltura.

Si parla quindi di un’iniziativa di inclusione, informazione, sensibilizzazione e quindi di arricchimento per tutta la comunità, che diventa testimone di come le ricchezze delle mafie possono trasformarsi in opportunità di lavoro, in luoghi di stimolo alla partecipazione civile, in strumenti di cambiamento.